Le linee guida del ministero dell'Istruzione per la ripartenza della scuola sono solo una bozza, ma hanno già scontentato tutti. Famiglie, studenti, presidi, docenti e il resto del personale non hanno accolto positivamente la novità che, a settembre, consentirà la ripartenza della scuola dopo il prolungato stop dovuto alla pandemia. Il virus ancora circola e perciò si cerca il modo di consentire agli studenti di fruire delle lezioni in presenza in sicurezza. Il tutto con la grande incognita relativa a una nuova possibile ondata di ritorno del Covid-19 in autunno. Mario Luigi Luciani, presidente per la provincia di Frosinone dell'Anp, l'associazione dei presidi, chiede gli strumenti per poter adottare le misure che il Governo richiede ai dirigenti scolastici.

Qual è la vostra posizione rispetto alla bozza delle linee guida?
«La linea - risponde Luciani - è molto semplice: questo documento per noi è un po' generico. Non dà gli strumenti veri, fa riferimento a un documento - di maggio - di un'epoca in cui l'emergenza era molto forte. Oggi l'emergenza è un po' calata. Bisogna essere previdente, ma bisogna fare riferimento a una situazione realistica. Ci chiedono di rientrare, di organizzare tutto facendo appello all'autonomia, ma senza risorse. Si chiedono interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, non avendo la disponibilità finanziaria. Il documento tecnico è ancora perentorio circa le distanze: come facciamo a garantirle con le strutture immutate? O si decide di rientrare, prevedendo che l'emergenza non c'è più e ci prepariamo a un ipotetico nuovo blocco, e ripartiamo con una nuova coscienza in presenza. O ci danno gli strumenti per intervenire».

Da superare c'è anche la burocrazia...
«Se il dirigente prova a stabilire l'ora di lezione da solo, si trova un muro di sindacati, docenti, personale. C'è una rigidità contrattuale e decisionale che ci impedisce di intervenire in maniera rapida».
Insomma mancano gli strumenti?
«Hanno stanziato i soldi per il piano della connettività, ma quando lo facciamo? Quando la didattica è partita? I docenti adesso stanno andando in ferie, quando li troviamo per organizzare? Come fai a parlare di distanziamento ai bambini di 3 e 4 anni? Da sempre abbiamo agitato la bandiera dell'autonomia, ma autonomia significa strumenti. Abbiamo un rapporto collaborativo con la provincia e i comuni che ci sostengono. Ma chi gestisce l'emergenza è il governo centrale, che deve trovare gli strumenti subito».

Si rischia il caos?
«Noi non lo facciamo succedere il caos. Bisogna uscire dalla logica dell'emergenza, bisogna pianificare le esigenze e trovare le risposte. Ma le risposte prevedono strumenti decisionali. Buona la scelta di depenalizzare il rischio di contagio, ma quando lo fanno? Serve rapidità, non annunci. Concretezza... Dopodiché noi collaboriamo, se c'è da decidere decidiamo, se c'è da operare operiamo. C'è da dare certezze alle famiglie che ci affidano i loro figli in mani e posti sicuri».

Si parla di turni, accorpamenti.
«Implicano un aumento di degli orari e una maggiore necessità di assistenti. La vedo impraticabile. Non è possibile assumere subito nuovo personale. Servono gli strumenti come più ore di straordinari, un clima diverso con i sindacati. Noi già abbiamo l'orario lungo, che facciamo il serale? La scuola è un modello di funzionamento. Il doppio turno non è praticabile. Bello il richiamo a mettersi d'accordo con le aziende dei trasporti, ma noi sono anni che chiediamo interlocuzioni con Cotral e Atac e non ci rispondono nemmeno. Non c'è nessuna disponibilità al cambiamento. I social sono pieni di fotografie di assembramenti e feste di ogni natura, da quella più nobile a quella più incredibile dei giocatori che fanno la festa, perché la scuola è soggetta a tutte queste limitazioni e il resto del mondo no?».

E la scuola di sabato?
«Quasi tutte sono già attive il sabato. Non è niente in più. I comprensivi l'hanno già deciso un mese fa, anche se avevano adottato il sabato libero, ritornano a sei giorni. I presidi sono solerti, risolvono le questioni in maniera rapida. I bidelli stanno facendo la loro parte. Il problema è organizzativo, non relativo a singole figure o categorie. L'Italia che vuole decidere per la scuola? È l'ora di deciderlo subito? Il documento è ancora in bozza, vediamo cosa verrà fuori. Siamo al 24 giugno, ma ho ancora la bozza del documento che annuncia ulteriori linee guida. Quando saranno pubblicate, quando ho ripreso i lavori? Abbiamo forti dubbi sulla reale possibilità di riprendere, non ci stanno dando niente di concreto. Una prima elementare come la metti a distanziamento? In Italia ci sono notizie positive e la gente non crede più alla necessità di queste misure di emergenza. Nel nostro territorio si è persa la percezione del rischio, rischiamo di prendere decisioni a cui la gente non crede più e non ne capisce il senso».