Adesione record del 95% dei dipendenti dello stabilimento Omron di Frosinone, allo sciopero dichiarato ieri dai sindacati di categoria Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e Ugl. Le maestranze hanno incrociato le braccia per l'intera giornata, organizzando un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. L'astensione dal lavoro era stata decisa nei giorni scorsi per protesta contro il piano aziendale, che non prevede il rinnovo dei contratti interinali scaduti lo scorso 30 aprile per trenta dipendenti impiegati stabilmente da oltre 4 anni alla Omron.

Mancata conferma anche per altri venti contratti interinali alla loro scadenza, per un totale che per i sindacati produce un esubero strutturale tra il 35 e il 40% dei lavoratori dello stabilimento, attualmente 147 unità. Denunciata anche la disdetta unilaterale di tutti gli accordi derivanti dalla contrattazione integrativa per il personale in forza all'azienda. Quindi, una serie di provvedimenti contro i quali le organizzazioni di categoria si sono battute fin dall'inizio ma che, secondo la dirigenza aziendale, sono necessari a contenere le perdite previste dall'impatto del Covid-19 sulle produzioni interne, legate in larghissima maggioranza al mercato dell'automotive.

Oltre a dare un riscontro oggettivo alla casa madre, che da poco ha rifinanziato il debito con una forte immissione di liquidità. I sindacati, pertanto, hanno definito irricevibile il piano, sottolineando che da quando è stato aperto il confronto, lo scorso 7 gennaio, sui temi relativi all'organizzazione del lavoro e al salario accessorio, avevano già rimarcato le gravi carenze delle scelte fatte negli ultimi anni dal management locale e sulle quali le responsabilità delle maestranze sono irrisorie, «ma che oggi vogliono essere fatte pagare proprio ai lavoratori e alle lavoratrici che rappresentano senza dubbio l'anello più debole dell'azienda».

Entusiastico il commento del rappresentante Fim-Cisl. Paolo Ceci, sull'esito dello sciopero. «È riuscito alla grande - ci ha detto - con un'adesione quasi totale del 95%. Non hanno partecipato soltanto gli otto dirigenti, fra i quali un olandese e un giapponese. Abbiamo dimostrato di saper difendere i nostri diritti e quelli dei nostri giovani lavoratori. E se l'azienda, come ci è stato riferito, ha intenzione di saltare l'incontro di domani (oggi, ndr) all'Unione Industriale per il confronto con le nostre organizzazioni sindacali, ci saranno altre 8 ore di sciopero». Un confronto nella sede frusinate di Confindustria che dovrà essere «serio, puntuale, responsabile e serrato», come avevano chiesto Cisl, Cgil, Uil e Ugl.

E questo sia per difendere i livelli occupazionali sia quelli salariali, attraverso la richiesta di un piano industriale alternativo, capace di garantire il presente, ma soprattutto il futuro, dei lavoratori Omron.
Sulla vertenza dello stabilimento frusinate è intervenuto ieri anche il sindacato Cisal-Metalmeccanici, che in una nota datata 22 giugno dichiara come, rispetto alla situazione determinata dall'azienda, «va in ogni modo salvaguardata l'unità dei lavoratori, in particolare quando le organizzazioni sindacali mettono in campo iniziative di lotta per la difesa dell'occupazione». Tuttavia, fa notare l'organizzazione autonoma, «la Cisal, il 12 luglio 2018, si trovava da sola a denunciare che la gestione per oltre 5 anni dei lavoratori somministrati, in misura del 150% superiore ai dipendenti fissi, era illegale».

Anzi, la nota lo definisce «un illecito di una gravità inaudita, talmente inverosimile che la stessa denuncia non veniva riportata dalla stampa locale perchè non credevano che potesse essere vera». Sulla importante questione, prosegue il documento, «la Cisal celebrava un'assemblea generale con tutti i lavoratori, ma nonostante tutto questo si è registrata la totale inerzia della Rsu e delle organizzazioni sindacali di riferimento». Anche sulla base di questi precedenti, la sigla autonoma ha comunicato «a lavoratori, iscritti e simpatizzanti della Omron di decidere liberamente se aderire allo sciopero».