Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere gli albanesi arrestati con l'accusa di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga.

I cinque, colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell'ambito dell'operazione Pineta bianca condotta dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Frosinone hanno comunque respinto le accuse.

Gli interrogatori, per effetto delle norme di contenimento del Covid, si sono svolti in videoconferenza, con Besnik Dini, Altin Prendi e Francesko Gjergji in collegamento dal carcere di Cassino, Dik Tafa, collegato dalla casa circondariale di Frosinone, e Rafaelo Gjoka da Asti, tutti residenti a Frosinone e difesi dagli avvocati Marco Maietta, Giampiero Vellucci e Bruno Giosuè Naso.
Per Gjergji è stata avanzata una richiesta di sostituzione della misura.

In linea generale tutti hanno rigettato le accuse mosse dalla Dda di Roma, facendo riferimento all'attività edilizia da loro svolta e giustificando il denaro sequestrato come proveniente da quella attività.
Per l'accusa, invece, le attività economiche erano solo una copertura. Come basi logistiche del gruppo erano utilizzate una sala slot tra Veroli e Frosinone e una pineta di Ferentino. Tra i luoghi di spaccio anche via Mola Vecchia a Frosinone.
Domani proseguiranno gli interrogatori per i sette che il gip di Roma ha mandato agli arresti domiciliari.