Maestro per oltre quarant'anni, una vita dedicata all'insegnamento, ai ragazzi, ad ascoltare gli altri.
«Quando sapevamo che eri tu a fare una supplenza era festa. E tutti coloro che sono stati suoi alunni lo sanno.
Sei stato, prima di tutto, un maestro di vita». Parole interrotte dalle lacrime, quelle pronunciate dalla nipote Gaia Fraioli, che insieme al fratello di Guglielmo, Antonio, e alla figlia Consuelo sapranno portare avanti la sua battaglia.

«In tutti questi anni abbiamo ricordato Serena ogni 1° giugno, alcune volte eravamo in 10, altre in 20.
Alcune volte pioveva. Ma tu dicevi sempre: non devi preoccuparti. Ci siamo noi» continua. Poi ricorda le tante piccole attenzioni che Guglielmo sapeva riservarle. La rosetta di pane caldo della domenica, i suoi cento uccelli di cui andava fiero e che le mostrava con orgoglio, quell'amore per gli animali che lui raccoglieva feriti dalla strada per curarli: «È questo l'insegnamento che ha dato a Consuelo e a Serena. Ora vorrei dirgli: zio, nulla è perduto. La tua battaglia non è persa. Tutto ciò che tu ci hai lasciato è nel nostro cuore. E la portiamo sempre con noi. Non potevo non salutarti nello stesso modo in cui, ogni 1° giugno, salutavamo insieme Serena».

Davanti alla sua cartoleria, accanto alla chiesa, un mazzo di fiori e un messaggio speciale. Proprio quella cartoleria, come ricordato anche durante l'omelia, era un punto di riferimento per tutti, dove confrontarsi e trovare un consiglio. Dove raccontare ancora una volta di Serena bambina, dei suoi sogni della forza di combattere per i suoi ideali. Con la forza limpida di una ragazza forte dei suoi 18 anni e della sua lealtà. Quella che Guglielmo ha mantenuto per settantadue anni, senza mai cedere il passo al dolore e alle difficoltà.