Dopo il lockdown molte persone sono rimaste a casa. Se da un lato, in televisione, sui media, ci mostrano spesso persone che stanno in assembramenti, in piazze e luoghi pubblici, ce ne sono molte altre che invece hanno difficoltà a uscire di casa. Due facce della stessa medaglia, due aspetti e reazioni alla stessa crisi.

La dottoressa Antonella Palombo, psicoterapeuta, spiega questo fenomeno e offre indicazioni utili per "tornare a vivere"e per scoprire una nuova quotidianità. «Si è creata una doppia posizione tra chi esce come se nulla fosse, anzi senza protezioni adeguate sfidando tutti i rischi, i giovani in alcune situazioni hanno creato assembramenti, dovuti un po' all'ingenuità dell'età un po' alla voglia di recuperare il tempo, un desiderio profondo di socializzare e di stare insieme, che è positivo ma può essere pericoloso se sorpassa alcuni limiti - spiega la dottoressa Palombo - e chi invece dall'altra parte resta chiuso in casa. Una situazione da non sottovalutare, ci sono milioni di italiani che hanno difficoltà ad uscire di casa e quest'allarme è stato dato dal collegio di psicologi di Madrid, un team di ricercatori che hanno segnalato
l'elevato numero di persone che stanno soffrendo di questo disturbo e sono molti di più di quelli immaginabili.

Sono persone che vedono la propria casa come un posto sicuro e l'esterno come una minaccia, la sindrome della capanna vuol dire proprio questo, vedere in maniera rigida la sicurezza all'interno della casa: solo chiusi nella propria casa si può stare al sicuro. Oltre a vedere la casa come un posto sicuro c'è la paura del virus, del contagio e di affrontare nuovamente ritmi sospesi improvvisamente a fine febbraio». Oltre alla paura, però, c'è una sensazione di benessere ritrovato grazie al tempo di qualità ritrovato in famiglia, per il rapporto di coppia, nell'equilibrio tra genitori e figli, una quotidianità che ha tempi diversi e che ha "regalato" momenti unici.

«Questo è un fattore che non può essere sottovalutato - evidenzia Palombo - Durante questo periodo riflettevo su questo atteggiamento, questo nuovo stile che si è venuto a creare all'interno della famiglia, queste nuove relazioni dove la figura materna è stata presente, ancora adesso lo è, un momento in cui si è ricreata la relazione tra mamma e figli che è fondamentale quando invece nei ritmi quotidiani e abituali non c'è a causa dei molteplici impegni. Un'assenza che c'è, un vuoto che è stato riempito in questo lockdown, costretti dalle disposizioni. Nella mente della madre è un pensiero che è venuto alla luce. Un periodo sicuramente più
stressante per la gestione del lavoro in casa aumentato, ma che è cambiato, ora è fatto di tempi più
dilatati, capacità di ascolto, il pranzo e la cena insieme. In tempo pre quarantena non si dava attenzione alla relazione a causa dei tempi ristretti che si avevano per
svolgere tutte le attività. Questo è un dato positivo e sarebbe bello se potesse rimanere una parte di questi aspetti e momenti che si sono venuti a creare».

Molti genitori sono costretti a tornare al lavoro, alla normalità, per i bambini non è così, e, almeno fino a settembre, c'è certezza che le scuole saranno
chiuse. C'è stato un po' un processo di "descolarizzazione", è diventato difficile mantenere i bambini a fare lezione al pc, o a svolgere i compiti, la loro attenzione sta diminuendo e qualcuno ha anche problemi di apprendimento, sono diverse le lacune didattiche che la Dad ha involontariamente creato e alle quali dovranno far fronte gli insegnanti il prossimo anno.

«Questa situazione non potrà durare in eterno, si dovrà tornare alla vita di tutti i giorni e ogni membro della famiglia dovrà riabituarsi a i nuovi ritmi, alle nuove assenze. Per i bambini non sarà facile perché già si sono dovuti adattare a uno stile che per alcuni versi è stato bello per loro, inizialmente è stata come una vacanza, è stata vissuta con gioia, il maggiore contatto con i genitori è stato un valore aggiunto, ora in qualche maniera dovranno fare i conti con il nuovo distacco. Sarà necessario riorganizzare le proprie giornate e attività domestiche, i propri confini anche a livello di personalità, dovranno riequilibrarsi e riequilibrare le proprie aspettative, i loro spazi, i loro giochi e comportamenti. Un nuovo e ulteriore cambiamento. Andiamo incontro all'estate e forse sono un po' più avvantaggiati, finiranno le videolezioni, si potrà anche uscire. La Dad ha mantenuto degli impegni
e il senso di responsabilità, sebbene con qualche difficoltà».

«Ora uscendo non troviamo più i punti di riferimento che avevamo prima, le cose sono cambiate - su questo aspetto la dottoressa Palombo è molto chiara - questo può generare quest'ansia che in qualche maniera porta a rimanere più dentro casa che fuori. Spetta a noi ricreare nuove abitudini e nuove socializzazioni, un modo diverso di stare con le persone, non ci può essere più un contatto stretto. Ancora adesso spesso viene la voglia di abbracciare una persona ma
non è possibile, rimaniamo bloccati, fermi a distanza, non possiamo neanche scambiarci una stretta di mano. Si crea un momento di  imbarazzo. Tutti questi aspetti
creano ulteriori ansie, soprattutto a quelle persone che hanno una certa familiarità con diversi tipi di
ansie o di depressione. Questo non fa altro che aumentare queste sensazioni, queste paure. Da qui la
decisione di restare a casa piuttosto che uscire, o uscire solo per casi di emergenza e di necessità. L'ansia in questi ultimi tre mesi nelle persone che hanno già una familiarità con queste emozioni non ha
fatto altro che acuire i propri disturbi e i comportamenti ad essa legati. In questa seconda fase l'ansia non è solo quella di essere contagiati, ma è anche quella di ritornare ai propri ritmi, di non avere più quei punti di riferimento, ormai persi, fuori casa. Questo porta ancora di più ad aumentare quello stato di vulnerabilità, di disagio e di stress e quindi l'ansia che è iniziata nella fase dell'isolamento».

Quali sono i consigli o le indicazioni per affrontare questo momento, la Palombo spiega: "Bisogna
accettare la propria emotività e vulnerabilità, non si è soli, sono molte le persone che vivono questo stato di ansia e quindi considerarlo come una situazione momentanea che è importante vivere alla giornata, fare programmi giornalieri e seguirei propri ritmi. Ogni persona ha i suoi tempi, è impensabile tornare all normalità dalla sera alla mattina e fare le stesse cose di prima, è un processo graduale. Iniziare a riprendere
impegni, hobby, attività positive e stimolanti, come quella fisica e motoria. Bisogna riequilibrare tutto l'organismo, pensieri e comportamenti, seguendo il proprio ritmo senza pretendere di avere tutto sotto controllo. Affrontiamo un giorno alla volta».