Anche l'appello conferma il sequestro di Coreno e degli altri beni. Ora si attende la confisca definitiva (attendendo la pronuncia della Cassazione). Il pronunciamento della magistratura ha confermato la confisca delle attività di Coreno, delle società e quote sequestrate nell'operazione della Dia di Roma nei confronti dell'imprenditore Vincenzo Zangrillo, ritenuto vicino al clan dei casalesi nel 2015. Tra i beni oggetto del provvedimento di oggi vi sono, infatti, oltre 200 mezzi (autoarticolati, autovetture, motocicli, furgoni), 150 immobili (abitazioni, uffici, opifici e magazzini), 21 ettari di terreni ubicati nelle province di Latina e Frosinone, 6 società, 21 conti correnti e rapporti bancari di varia natura, per un valore complessivo di oltre 22 milioni di euro. Tra queste attività proprio una a Coreno, un'attività estrattiva. "Plaudo all'iniziativa della Dia, siamo sempre dalla parte della legalità e aspettiamo l'evoluzione delle forze dell'ordine e della magistratura a cui va sempre il nostro ringraziamento" ha commentato il sindaco Simone Costanzo, sindaco di Coreno.

L'operazione
"Nel marzo 2018 (data del deposito della sentenza di primo grado, ndr) la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Latina, accogliendo la proposta del Direttore della Dia, aveva già confiscato il suo patrimonio nelle province di Latina, Frosinone, Napoli e Isernia, e provveduto a sottoporlo anche alla misura della sorveglianza speciale di P.S. per tre anni. Con un passato da carrozziere, nel corso degli anni, Zangrillo ha fatto registrare un'improvvisa e ingiustificata espansione economica, affermandosi come imprenditore in diversi ambiti commerciali, divenendo titolare, direttamente e/o indirettamente, di numerose società operanti nei settori del trasporto merci su strada, del commercio all'ingrosso, dello smaltimento di rifiuti, della locazione immobiliare e del commercio di autovetture - si legge in un comunicato - Le indagini della DIA hanno dimostrato il nesso tra l'espansione del suo patrimonio individuale e imprenditoriale (a fronte di redditi dichiarati al fisco nettamente inferiori alle reali capacità economiche) e le attività illecite da lui commesse nel corso degli anni, tra cui spiccano il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di rifiuti illeciti, nonché l'associazione a delinquere, il riciclaggio e il traffico internazionale di autoveicoli, reati per i quali risulta anche essere stato arrestato". La Quarta Sezione della Corte di Appello di Roma, dopo essersi avvalsa per la decisione anche di un consulente tecnico esterno (procedura già adottata dal Tribunale in primo grado), ha di recente respinto il ricorso della difesa, confermando il risultato delle indagini patrimoniali svolte dalla Dia e quindi la confisca del patrimonio dello Zangrillo, al quale è stata ridotta la sorveglianza speciale da tre a due anni.