Non cambia nulla neanche nella fase due, in ateneo, almeno per quel che riguarda le lauree: così come per la sessione primaverile di marzo, anche nella prossima di luglio le lauree saranno discusse a distanza, in remoto, attraverso le apposite piattaforme dedicate. Questa volta però c'è una novità: chi ha problemi di connettività o di dispositivi, potrà utilizzare le sale che ben 28 comuni del Lazio Meridionale hanno messo a disposizione e sarà possibile, nel caso, portare anche qualche familiare. Solo da settembre dovrebbero riprendere le lezioni in sede, ma ormai la didattica a distanza è una consolidata realtà e non verrà completamente abbandonata. Intanto altre importanti novità che riguardano gli studenti giungono da Lazio Disco.

Il Presidente della consulta regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza Luigi Gaglione è soddisfatto per il nuovo bando del diritto allo studio, e spiega: «Abbiamo preso a cuore tutte le emergenze causate dal covid-19 e abbiamo cercato di eliminare tutte le disparità sociali che quest'ultima ha portato. Lavoro d'intesa con le varie associazioni universitarie di tutto il territorio laziale. Grazie in special modo ai rappresentanti della Sapienza, dell'università della Tuscia, Roma 3 e Luiss. Abbiamo dimostrato che la buona rappresentanza porta a risultati eccezionali». Gli fa eco Achille Migliorelli, presidente di Primavera Studentesca, che dice: «Lazio Disco ha fatto un ottimo lavoro. Stiamo continuando a lavorare per garantire il diritto allo studio in sinergia con le varie anime associative della nostra regione».

Sul fronte del personale a parlare è invece il segretario della Cisl Università Francesco Cuzzi che traccia il bilancio e in una missiva agli iscritti illustra i punti chiave riguardanti il decreto rilancio. Argomenta il sindacalista: «Al fine di promuovere l'attività di ricerca svolta dalle università e valorizzare il contributo del sistema universitario alla competitività del paese, il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, è incrementato, per l'anno 2021, di 100 milioni di euro e, a decorrere dall'anno 2022, di 200 milioni di euro». E sullo smart working spiega: «Qualora non sia possibile ricorrerci, le amministrazioni utilizzano gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva».