Le mascherine? «Sono finite», dicono da Federfarma. «I farmacisti sono disponibili alla vendita, ma le ingenti quantità promesse, affinché queste ultime fossero nella disponibilità delle farmacie, purtroppo non sono arrivate», ha detto Marco Cossolo, presidente di Federfarma. Continua la polemica tra Domenico Arcuri, commissario per l'emergenza Coronavirus e Federfarma che nei giorni scorsi ha fatto notare anche l'esaurimento delle scorte di altri dispositivi di protezione essenziali, quali guanti e alcol. Lui si difende: «Basta bugie, la colpa è di farmacie e distributori. La mia unica colpa è di non aver voluto sanare mascherine prive di autorizzazioni. Chi oggi afferma di non averle, fino a qualche settimana fa le vendeva e le faceva pagare ben di più ai cittadini. La colpa non è mia, ma di distributori e farmacisti».

Questo lunedì. Arcuri ieri è intervenuto di nuovo: «Non è il commissario a dover rifornire le farmacie né i loro distributori, il commissario non si è mai impegnato a farlo. Il commissario non deve rifornire gli associati della Confcommercio, della Conad, della Coop e della Federdistribuzione. Si è impegnato in entrambi i casi a integrare ove possibile le forniture che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti di approvvigionamento».
A fare il punto sulla situazione sul nostro territorio è Giovanni Querqui, presidente di Federfarma Frosinone.
Dottor Querqui, come stanno le cose?
«In base all'ordinanza del commissario straordinario n. 11 del 26 aprile 2020 il prezzo finale di vendita al consumo è di 0,50 euro più Iva e si applica alle mascherine chirurgiche facciali - standard Uni En 14683 del Tipo I, II, IIR; alle mascherine chirurgiche facciali parificate ai sensi dell'art. 15, comma 2, del d.l. 18/2020, e quindi munite di autocertificazione da parte del produttore, importatore e da colui che le immette in commercio, accompagnata dalla rispondenza dell'Istituto Superiore di Sanità. E, a oggi, così sono state vendute. È chiaro che questo è un costo insostenibile in special modo per l'industria italiana. Solo la Cina può stare in tali parametri produttivi.

Tant'è vero che ci sarà quasi sicuramente un "ravvedimento" del governo, in cui si andrà a stabilire il prezzo massimo delle mascherine, e non solo di quelle chirurgiche, in modo tale che l'importo massimo sarà il cinquanta per cento in più di quello pagato al produttore, se prodotte in Italia, e del cinquanta per cento in più di quello stabilito dall'importatore se prodotte all'estero. Ad esempio, se il produttore italiano le vende a una farmacia a 0,40 euro, il farmacista le può vendere a un prezzo massimo di 0,80. La stessa cosa se il farmacista le compra da un importatore. Le dovrà vendere al massimo con un ricarico del cinquanta per cento in più del prezzo stabilito dall'importatore. Prezzo che quest'ultimo dovrà dichiarare alla dogana al momento dell'arrivo in Italia. Devo aggiungere che la Guardia di finanza ci ha fatto molti controlli e anche verbali, ma poi il farmacista ha potuto, fatture d'acquisto alla mano, dimostrare la leggitimità dei ricarichi. Il prezzo alto non era dovuto a una speculazione del farmacista, ma di chi ha fornite le mascherine».

È giusto far pagare l'Iva su dispositivi di protezione essenziali?
«L'Iva verrà tolta non solo sulle mascherine, ma anche sul gel per le mani e sui guanti in lattice per tutta la durata dell'emergenza. Queste sono le notizie di cui Federfarma è a conoscenza in questo momento. Ciò potrebbe accadere dall'inizio della prossima settimana». E in effetti su questa ipotesi è intervenuto, ieri, anche l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato: «Mi permetto di dire che la proposta di togliere l'Iva dalle mascherine vendute in farmacia è una proposta buona e giusta e che andrebbe accolta in quanto è bizzarro pensare di mettere un'aliquota pari a qualsiasi bene di consumo su uno strumento indispensabile per la protezione e la prevenzione».

Perché il Governo sta aggiustando il tiro sulle mascherine?
«Perché specialmente i produttori italiani non riescono a rientrare nei costi di produzione così come stabilito dal provvedimento Arcuri, cioè 0,50 più Iva per la mascherina chirurgica. Le altre tipologie di mascherine, FFP2 e FFP3, sono a libera vendita. Ricordo che prima le farmacie le stavano vendendo a 1,20 euro». Anche se sempre Arcuri ieri ha detto: «Il prezzo delle mascherine chirurgiche fissato a 50 centesimi più Iva è e resterà quello».

Le mascherine chirurgiche in provincia si trovano?
«Dal 27 aprile a oggi con il prezzo di vendita ancora a 0,50, bisogna dire che le mascherine chirurgiche sono enormemente insufficienti a coprire il fabbisogno. Nelle nostre farmacie sta arrivando un quarto di quelle stabilite. Inizialmente abbiamo pensato che gli arrivi si normalizzassero ma in realtà la situazione peggiora di giorno in giorno. Almeno il cinquanta per cento delle farmacie sul territorio provinciale ne è sprovvisto. I grossisti non hanno potuto consegnarci il numero di mascherine stabilito nell'accordo tra Governo, Federfarma e grossisti farmaceutici, fatto giovedì passato, perché dai produttori ne hanno ricevuto solo una minima parte».

Quasi introvabili i guanti monouso in lattice e l'alcol...
«Qui il problema non è italiano poiché le prime vengono prodotte al 90% all'estero ed essendoci in corso una pandemia, si comprende come la produzione non riesca a saturare la richiesta. Il prezzo giusto per una scatola da cento guanti è fra i 7 e gli 8 euro, ma è pressoché impossibile acquistarli a tale prezzo, ammesso che si trovino. L'alcol denaturato è introvabile. Le farmacie hanno scorte minime per evitare che scatti una serie di incombenze burocratiche e trovarlo ora sulla piazza è impossibile».