La decima settimana dall'inizio della pandemia in provincia di Frosinone si è chiusa con il minimo storico dei nuovi casi: 7 in totale, per una media di 1 ogni ventiquattro ore. E da oggi i dati saranno molto attenzionati, perché c'è un altro "7" da tenere in considerazione. I giorni passati dalla fine del lockdown. E se è vero che il periodo di incubazione del virus può arrivare ad un massimo di quattordici giorni, è altrettanto vero che i primi sintomi possono manifestarsi soprattutto tra il quarto e il settimo giorno. Se i numeri si confermeranno bassi, allora si potrà guardare con maggiore fiducia alla Fase 2. A questo punto è possibile effettuare un bilancio settimana per settimana.

Come è andata a marzo
Una premessa è necessaria: ad un certo punto il numero totale dei contagiati è aumentato perché sono stati "recuperati" alcuni casi sfuggiti all'inizio. La nostra analisi si basa sui contagi rilevati quotidianamente. In Ciociaria tutto è iniziato con il primo contagio ufficiale il due marzo, poi nessuno il tre, 2 il quattro, nessuno il cinque, 2 il sei, 3 il sette marzo, nessuno l'otto. Vale a dire 8 casi in sei giorni. Media: 1,3.
Poi, la seconda settimana: 2 il nove, 4 il dieci, 4 l'undici, 12 il dodici, 10 il tredici, 9 il quattordici, 11 il quindici. Vale a dire 52 casi: per una media di 7,4.
Terza settimana: 10 nuovi contagi il sedici marzo, 9 il diciassette. Poi una successiva accelerazione: 19 nuovi casi il diciotto, 12 il diciannove, 23 il venti, 16 il ventuno, 22 il ventidue. Ossia 111 nuovi contagi: media di 15,85 ogni ventiquattro ore.
La quarta settimana è stata quella del "picco". Senza se e senza ma. Questa la sequenza: 14 nuovi contagi il ventitré marzo, 32 il ventiquattro, 26 il venticinque, 47 il ventisei, 29 il ventisette, 42 il ventotto, 24 il ventinove marzo. Insomma, 214 contagi. La media fu di 30,57. In quel momento c'erano anche alcuni "cluster" che pesavano molto. Ma fu proprio in quel momento che i vertici dell'Azienda Sanitaria di Frosinone (il manager Stefano Lorusso e il direttore sanitario Patrizia Magrini) decisero per la strategia di attacco: tamponi a tappeto per individuare gli asintomatici.

La frenata di aprile
La quinta settimana è andata così: 13 nuovi casi il trenta marzo, 18 il trentuno, 18 il primo aprile, 10 il due, 16 il tre, 21 il quattro, 18 il cinque. I nuovi contagi furono 114, per una media di 16,28. In quel momento era iniziata la discesa, anche se in pochi ci credevano davvero. E arriviamo alla sesta settimana: 6 casi il sei aprile, 7 sette, 14 l'otto, 5 il nove, 12 il dieci, 8 l'undici, 7 il dodici. Cioè 59 contagi in sette giorni: 8,42 ogni ventiquattro ore. Settima settimana: 2 casi il tredici aprile, 5 il quattordici, 5 il quindici, 8 il sedici, 12 il diciassette, 9 il diciotto, 6 il diciannove. In totale 47, per una media di 6,71. E andiamo all'ottava settimana: 8 casi il venti aprile, 5 il ventuno, 9 il ventidue, 7 il ventitré, 0 il ventiquattro, 3 il venticinque, 3 il ventisei aprile. Mai in doppia cifra dopo tantissimo tempo. Insomma, 35 nuovi casi: 5 al giorno.

Il crollo di maggio
La nona settimana è quella che conclude aprile e inizia maggio: 3 casi il ventisette aprile, 3 il ventotto, 1 il ventinove, 2 il trenta, 0 casi il primo maggio, 2 il due, 3 il tre. Vale a dire 14 casi. Con una media di 2 nuovi casi al giorno. Quindi la decima settimana, quella che si è conclusa ieri: 2 casi il quattro, 1 il cinque, 2 il sei, 0 il sette, 0 l'otto, 1 il nove, 1 il dieci. In totale 7 casi, 1 al giorno. Dall'inizio di maggio per tre volte "zero contagi". Ma analizzando la curva, settimana per settimana, è evidente come sia scesa. Nei numeri assoluti, nelle proporzioni, nei rapporti, nelle percentuali. Progressivamente. Parliamo ormai di 69 giorni di pandemia.

Indici di mortalità e letalità
Il dato più attendibile resta quello dell'indice di mortalità, che misura il rapporto tra gli abitanti di una determinata zona e i morti per una certa patologia. Soprattutto perché, sul versante dei contagiati, indubbiamente il fattore "asintomatici" esiste. Questo vuol dire che l'indice di letalità (rapporto tra contagiati e morti) è destinato a scendere quando saranno rese note le reali cifre della pandemia. Uno sguardo a quelli che sono attualmente i rapporti.
I residenti nei 91 Comuni ciociari sono 489.083. I morti per Covid sono stati finora 48. Significa che c'è stato un decesso per Coronavirus ogni 10.189,22 abitanti. Con un indice di mortalità pari allo 0,00981%. Dividendo poi il numero degli abitanti per quello dei soggetti trovati positivi al Covid (657), emerge che è stata infettata una persona ogni 744,41 residenti. E anzi il rapporto è ancora più basso se si considerano i contagiati che non risiedono in provincia di Frosinone. Numeri che confermano come in realtà non è proprio così semplice contrarre il Coronavirus. Poi c'è l'indice di letalità, cioè il rapporto tra persone finora contagiate (657) e decessi (48). Questo rapporto è pari a 13,6.

Controtendenza Frosinone
Intanto il capoluogo si conferma sempre più in controtendenza nazionale per quanto riguarda la cosiddetta mortalità attesa. Pubblicato ieri il settimo rapporto del Sismg, sul portale del Ministero della Salute. Il Sistema di sorveglianza nazionale della mortalità giornaliera (Sismg), gestito dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, è stato messo a disposizione per monitorare la situazione e analizzare i dati della mortalità generale in relazione all'epidemia di Covid-19 in diciotto città italiane: Aosta, Bolzano, Trento, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo. Il Sismg è un sistema di sorveglianza operativo in 33 città italiane, attivo dal 2004. Frosinone è l'unico dei capoluoghi monitorati con segno "meno" rispetto alle morti degli anni precedenti. Il dato è aggiornato e copre ora 55 giorni, dal 2 marzo al 27 aprile.

Nel capoluogo ciociaro in questo periodo si sono riscontrati meno morti rispetto ai cinque anni precedenti. Ci sono stati 36 decessi. Ne erano attesi 48, sulla base delle medie dell'ultimo quinquennio. Vale a dire 12 morti in meno (-25%). E i decessi per Coronavirus a Frosinone sono stati 2 (su 36 totali). E vale sempre la pena sottolineare che nel capoluogo c'è l'ospedale Fabrizio Spaziani. Frosinone è l'unico dei capoluoghi monitorati con segno "meno" rispetto alle morti degli anni precedenti. Brescia fa registrare un +172%, Aosta un +128%, Milano un +100%. Ma ci sono anche Roma (+7%), Civitavecchia (+23%), Bari (+37%), Potenza (+19%), Messina (+14%), Palermo (+4%). Ancora: Bolzano (+50%), Trento (+42%), Torino (+59%), Verona (+41%), Venezia (+16%), Genova (+75%), Bologna (+53%), Perugia (+12%).
In totale nel Nord c'è stata una crescita del 71%, nel Centrosud del 9%. Frosinone rafforza l'eccezione: segno negativo. Nonostante il Coronavirus.

Aumentano i guariti
In provincia di Frosinone sono 361 le persone che hanno superato la malattia: 245 guariti e 116 dimessi. La differenza tra le due categorie è soltanto tecnica (i primi sono completamente negativizzati, i secondi ancora no). Sul piano nazionale entrambe le categorie sono considerate nell'unica dei guariti. Poi c'è il dato dell'isolamento domiciliare. Al momento riferibile a meno di 250 persone in Ciociaria. Dal sette marzo ai primi giorni di aprile, quando cioè c'è stato il massimo impatto, si era arrivati i perfino a quota 1.500. Numeri che si "sposano" con altri numeri: l'ultima volta in doppia cifra si è andati il diciassette aprile (12 casi), mentre "quota 20" è stata superata il quattro aprile. Poi mai più. Sono sedici giorni che non si registra un decesso per Covid-19 in provincia di Frosinone. L'ultimo è datato 24 aprile. Anche questo è un dato estremamente significativo.
In questo momento all'ospedale di Frosinone sono ricoverate 59 persone. Soltanto 28 i pazienti Covid. Il che vuol dire che ci sono 58 posti letto liberi nei reparti di Malattie infettive (26), Medicina Covid (40), Medicina d'urgenza Covid (20). E a Terapia intensiva non ci sono malati di Coronavirus dal 27 aprile scorso. Insomma, da due settimane.

I test sierologici
Anche in Ciociaria si apre la fase dei test sierologici. Verranno effettuati al personale sanitario e agli operatori delle forze dell'ordine. L'indagine epidemiologica serve per il rinvenimento delle immunoglobuline. Le IgM sono quelle che si sviluppano alla prima infezione e agiscono subito nel riconoscere gli antigeni virali. Ma sono di breve durata. Poi ci sono le IgG, che invece permangono a lungo. Ma resteranno anche i tamponi.