Tempo di covid-19, una pandemia che ha infranto i sogni di centinaia di futuri sposi che hanno deciso di rinunciare al matrimonio. Troppo triste l'idea di non poter festeggiare con amici e parenti, di poter partire per il viaggio di nozze. Ma non per tutti. Non per Sara Tamburrini e Mario Stoto, 24 anni lei, di Cervaro, 25 lui, di Galluccio che mercoledì sono convolati a nozze sfidando la più terribile delle pandemie.

«Ci siamo conosciuti quando avevamo 18 anni, durante l'ultimo anno delle superiori grazie a degli amici in comune che avevamo  - racconta la novella sposa  - Lui è un carabiniere che fa servizio a Roma, io sono un maresciallo dei carabinieri. Ero al terzo e ultimo anno del corso da marescialli quando è scoppiata la pandemia. Inizialmente, il 4 marzo, siamo stati messi in quarantena all'interno dell'istituto militare per poi essere mandati in supporto alle caserme della territoriale di tutta Italia il 20 marzo scorso» una storia degna di un libro quella di questi due giovani e innamoratissimi ragazzi che sono veri e propri protagonisti della loro epoca, in prima fila anche nella battaglia al covid-19.

«Il nostro matrimonio era previsto per il 14 marzo, appena ci fu detto che per la nostra sicurezza e per quella dei nostri familiari ci avrebbero tenuti in caserma, parlai subito con i miei superiori e sarei potuta tornare a casa per il mio matrimonio il 13 per poi tornare il 15 in caserma a Firenze  - spiega Sara, bellissima e fiera - Ma purtroppo con il decreto del 9 marzo è stato tutto bloccato e noi siamo stati costretti a rimandare senza sapere quando avremmo potuto sposarci. Premetto che per il 14 era prevista una semplice cerimonia civile, mentre la cerimonia in chiesa con il ricevimento con tutti i parenti per settembre 2021.

Dato che mio marito è già effettivo a Roma e io a luglio riceverò la mia destinazione definitiva, quando ad agosto 2019 mi ha fatto la proposta, avevamo deciso insieme di fare una cerimonia civile prima della fine del mio corso così da poter richiedere il ricongiungimento familiare. Dal 20 marzo io sono stata provvisoriamente assegnata quale maresciallo alla stazione Carabinieri di Seveso, in provincia di Monza, quindi in Lombardia».

Poi l'imponderabile, l'emergenza, la vita privata che si fonde con il lavoro, l'amore per il proprio compagno e quello per l'Arma che vanno in conflitto. Non per Sara e per Mario, non per due giovani che hanno deciso di servire il Paese. «Come ci venne detto dal nostro comandante l'ultimo giorno alla Scuola Marescialli dei carabinieri "l'Italia chiamò" e io nonostante il timore non ho minimamente pensato di venir meno al giuramento che ho fatto a marzo 2018 di servire la mia patria continua Sara, parole che emozionano e che fanno venire la pelle d'oca, pronunciate da una dolcissima ragazza dallo sguardo luminoso e gentile, rappresentante dell'Arma e di una generazione che ha le carte in regola per cambiare il mondo e migliorarlo anche se questo significava non sapere se e quando sarei potuta tornare a casa e rivedere il mio ragazzo, dato che in Lombardia ci sono maggiori restrizioni».

In silenzio un'attesa tenace, nel cuore dell'emergenza, in un territorio lontano. Poi il via libera: «La data del 6 maggio è stata semplicemente la prima data utile per poter finalmente sposarci  - dice Sara - Sinceramente per "scaramanzia" nè io nè mio marito avevamo detto nulla ai nostri genitori, i quali ne sono venuti a conoscenza solo pochi giorni prima, avevamo avvertito solo i nostri testimoni. Alla cerimonia hanno potuto partecipare, oltre ai testimoni, solo i nostri genitori e mia cognata. Momenti che sono stati immortalati dall'obiettivo di Claudia Canale. Ma i miei colleghi e amici volevano essermi accanto nonostante la distanza, così si sono organizzati con i miei testimoni per poter fare una videochiamata di gruppo. E sentirli così vicini nonostante tutto mi ha solo riempito il cuore di gioia: quando per tre anni dormi con le stesse persone o ci stai gomito a gomito tutti i giorni diventano un po' come una seconda famiglia.

Eravamo consapevoli di non poter fare grandi festeggiamenti, ma eravamo altrettanti consapevoli che l'avremmo potuto fare l'anno prossimo. Volevamo sposarci e lo abbiamo fatto, le feste verranno dopo, così come il viaggio di nozze, una crociera nel mediterraneo. Preferiamo non fare progetti, lavorare nell'Arma significa anche non sapere dove si verrà mandati a servire. Ovviamente speriamo di poter stare vicini per poter costruire la nostra famiglia. Alla fine siamo ancora giovani e abbiamo tutto il tempo per poter fare progetti».