Le complicazioni nei consumi comportate dall'epidemia Covid-19 avevano paventato l'allungamento della scadenza del latte fresco pastorizzato dal sesto giorno successivo a quello del trattamento termico sino al dodicesimo giorno.

Le perdite nel canale ho.re.ca (hotel, ristorazione, bar) e delle esportazioni sempre più difficoltose, in parte coperte dalla grande distribuzione organizzata e dai negozi di vicinato, hanno comportato un crollo, da taluni ritenuto ingiustificato, del prezzo al litro pagato agli allevatori.

Da qui l'ipotesi dell'allungamento della scadenza che ha visto, però, sin da subito la protesta dei produttori locali e che ora viene scongiurata definitivamente anche dal Ministero delle Politiche Agricole, ribadita in una risposta a un'inter rogazione svoltasi mercoledì al Senato.

«Il latte fresco italiano è un'eccellenza unica in Europa, vanto nazionale invidiato anche da altri Paesi  - dichiara il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe L'Abbate - Si tratta di un prodotto facilmente deperibile la cui qualità è garantita non solo attraverso i severi disciplinari di produzione che ne preservano le qualità organolettiche ma anche mediante costanti verifiche sulla tracciabilità. Non è, pertanto, in discussione l'apporto di alcuna modifica alla legge n.
204 del 2004».

«È necessario agire su altri fronti per sostenere il comparto lattiero-caseario e lo stiamo facendo attraverso gli stanziamenti di 14,5 milioni di euro per i formaggi Dop/Igp e 6 milioni di euro per il latte a lunga conservazione del Fondo Indigenti, utilizzando gli strumenti dell'ammasso privato per formaggi a indicazione geografica, formaggi generici e cagliate sino a un massimo di 12,654 tonnellate e  - conclude Giuseppe L'Abbate - con una maggiore trasparenza nella tracciabilità della filiera, prevista in un decreto in discussione in Conferenza Stato-Regioni. Nel frattempo, stiamo anche chiedendo ulteriori misure all'Ue per interventi ancor più incisivi per il comparto».

Dal territorio
Sulla situazione del settore bufalino ad Amaseno è intervenuto il sindaco del comune lepino, Antonio Como il quale, prendendo atto delle circostanze che stanno riguardando l'intera filiera, non ha potuto non sottolineare come attualmente ci si trovi in una fase di incertezza.

«Gli amministratori sono in attesa degli sviluppi della situazione di emergenza epidemiologica. Siamo consapevoli del fatto che si tratti di un momento difficile, che sta durando a lungo e che dobbiamo sperare finisca il prima possibile perché i danni già sono stati ingenti. La filiera bufalina è il cardine della nostra economia e rappresenta, soprattutto nella stagione estiva, la principale attrattiva per turisti e consumatori.
Per adesso l'unica misura che è stato possibile veicolare come amministrazione è quella consistente nel contributo offerto dalla Regione Lazio fino a 5.000 euro per ciascuna azienda.

Sono consapevole che servano interventi più importanti per ripartire. Come amministratori di Amaseno, abbiamo il compito di riorganizzare tutti quei programmi di collaborazione con le imprese del settore, tutte quelle iniziative intese alla sua valorizzazione, ma per adesso occorre aspettare che la situazione nazionale sia più chiara».