Non certo un fulmine a ciel sereno, anzi: ma non per questo i numeri non fanno ugualmente impressione.
Sono soltanto 4.279 le auto vendute nel mese di aprile in Italia, con un crollo del 97,55% rispetto allo stesso mese del 2019. Nei primi quattro mesi dell'anno le immatricolazioni sono in tutto 351.611, il 50,69% in meno dell'analogo periodo dell'anno scorso. I dati li ha forniti ieri pomeriggio il ministero dei Trasporti. E dalle tabelle ministeriali si evince che il gruppo Fca perde ad aprile il 96,3% delle immatricolazioni piazzando sul mercato, in piena pandemia, 1.620 auto.

Nei primi quattro mesi dell'anno le immatricolazioni del gruppo sono 87.504, in calo del 50,39% rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso. Nel mese di aprile crescono però alcuni brand e tra questi c'è Fiat Alfa Romeo con un incremento del 2,2%. Lo Stelvio si conferma ugualmente tra i migliori della sua categoria, ma intanto a Cassino è ancora tutto fermo. Da indiscrezioni trapelate nella giornata di ieri i cancelli dovrebbero riaprire il 19 maggio anche perchè ci sarebbe un ordine importante dal Giappone. I sindacati chiedono che al primo posto ci sia la sicurezza.

Dopo l'intervento della Fim-Cisl dei giorni scorsi, ieri a prendere posizione è stato il segretario della federazione della Fiom di Frosinone e Latina Donato Gatti. Il segretario dei metalmeccanici della Cgil in una missiva inviata a tutte le fabbriche dell'indotto evidenzia come sia di assoluta importanza, per le aziende, osservare le norme contenute nel Dpcm del 26 aprile. Quindi argomenta: «La mancata attuazione dei protocolli, che non assicuri adeguati livelli di protezione determina lasospensione dell'attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza».

Quindi il segretario generale della Fiom Donato Gatti chiosa: «Il lavoro e il suo valore dovrà essere il punto da cui far ripartire il nostro territorio e più in generale il Paese. Lavoro che garantisca salute e sicurezza, che rispetti la dignità delle persone, lavoro libero in cui siano rispettati i diritti in modo equo e universale, che garantisca il giusto salario. Questo è ciò che continueremo a fare giorno dopo giorno, fabbrica per fabbrica. Fare giustizia insieme sempre dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori».