Non soltanto Terapia intensiva, dall'altro ieri "Covid free" dopo due mesi. Anche in tutti gli altri reparti dedicati ai pazienti affetti da Coronavirus il calo dei ricoveri è evidente. Segno che hanno funzionato le cure e le misure adottate. Ma segno pure che la circolazione del virus in Ciociaria adesso è molto bassa. D'altronde basta analizzare la curva dei contagi per riscontrare quello che sta avvenendo ormai da un mese.

Il crollo dei ricoveri
Attualmente i posti letto occupati dai pazienti Covid all'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone sono 39 su 86. Vuol dire che ce ne sono ben 47 liberi. Nelle ultime settimane sono state quindi tante le persone che hanno sconfitto la malattia. Per avere un'idea di quello che è successo, vale la pena ricordare come si è trasformato l'ospedale del capoluogo. A cominciare da Malattie Infettive, che ora ha una dotazione di 26 posti letto, distribuiti su due piani. Mentre l'intero terzo piano dell'ospedale è stato adibito a reparto di Medicina Covid, con 40 posti letto disponibili. Ai quali bisogna aggiungere i 20 posti di Medicina d'urgenza Covid. Per un totale appunto di 86. Il Fabrizio Spaziani è stato trasformato in un Covid hospital e in un vero e proprio hub di riferimento. Dal sette marzo fino al dodici aprile i posti erano tutti occupati, poi è iniziato lo svuotamento dei reparti. Il fatto che ci siano 47 postazioni libere è molto più di un semplice segnale.

La sospensione del numero
A dimostrazione di come le cose vadano meglio c'è la decisione della Asl di sospendere, a partire dal prossimo primo maggio, il servizio telefonico che era stato attivato nella fase più complicata della pandemia. La nota dell'ufficio stampa dell'Azienda è chiara: «Come è noto la Asl di Frosinone ha attivato il servizio telefonico a disposizione dei cittadini per avere notizie su parenti e familiari ricoverati nel presidio ospedaliero Spaziani di Frosinone, istituendo i numeri di cellulari 328.9271664, 388.9859410 e 329.3825959, operativi 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, inclusi i festivi. Dal primo maggio prossimo il Servizio Telefonico offerto con i numeri sopra indicati verrà disattivato, "a seguito della forte diminuzione dei ricoveri per Covid-19". Con le stesse funzioni, di informazione alle famiglie sulla collocazione dei propri congiunti eventualmente ricoverati è attivo, dal lunedì al venerdì (ore 8-14, festivi esclusi), il numero verde dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico: 800.71.69.63». È la motivazione che fa la differenza: «A seguito della forte diminuzione dei ricoveri per Covid-19».

Terapia Intensiva
Dall'altro ieri non ci sono più pazienti Covid. Anche in questo caso è importante tenere presente che siamo passati dai 7 posti iniziali agli attuali 14, che però possono diventare 19 rapidamente. E ai quali vanno aggiunte le 6 postazioni di terapia sub-intensiva. Va detto che non è semplice allestire una nuova postazione di terapia intensiva. Occorrono innanzitutto un letto mobile e un respiratore automatico. Poi serve un monitor multiparametrico: in grado cioè di misurare la pressione arteriosa, venosa e tanti altri valori vitali. Necessarie le pompe di infusione, attraverso le quali al paziente vengono somministrati i farmaci. Fondamentali le cosiddette "rampe delle pompe": i tubi vanno sistemati uno sull'altro, perché non è che si possono somministrare i farmaci tutti insieme. Il reparto è cambiato anche sul piano logistico.

Tutti i pazienti erano stati sistemati in un'unica sala grande. Terapia intensiva è stato il reparto simbolo di questa emergenza. Intanto perché è quello sul quale c'è stata la pressione maggiore all'inizio. Dal sette marzo in poi. La dottoressa Sandra Spaziani, responsabile di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale di Frosinone, ha confrontato i dati degli ultimi due anni. Prendendo in considerazione il periodo compreso dal sette marzo al ventidue aprile. Nel 2019, quando cioè non c'era il Covid, ci furono 25 ricoveri e 12 decessi (il 48%). Nello stesso periodo di quest'anno (con l'ondata legata al Coronavirus) i ricoveri sono stati 39, i decessi 21 (il 53,84%). Numeri che fotografano la situazione, ma anche la capacità di tenuta e di risposta di Rianimazione. Va pure aggiunto che di quei 39 ricoveri, 23 sono riferibili a pazienti Covid. Il che dimostra come alla fine la situazione sia stata comunque costantemente gestibile e sotto controllo.

La svolta nelle cure
L'utilizzo di farmaci come l'eparina e il Tocilizumab, oltre che di antivirali, anti-infiammatori e cortisone, ha determinato una svolta importante nella "guerra" al virus. Da quando si è capito cioè che diversi pazienti erano morti non tanto per insufficienza polmonare grave, quanto per eventi tromboembolici, legati a danni da parte del virus sull'endotelio basale e alveolare del polmone. Da qui è iniziata l'accelerazione sul versante della somministrazione dell'enoxaparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte. Molto è cambiato quando sono state scoperte le vasculiti. Soprattutto grazie alle autopsie che sono state effettuate al Nord. Sono state riscontrate tante microembolie.

Il lavoro sul campo ha fatto capire che Sars-Cov-2 si lega all'eparan-solfato e all'eparina endogena prodotti dall'organismo e localizzati soprattutto nella membrana basale delle arterie polmonari. Inattivandole. Ha detto in un'intervista a Ciociaria Oggi il responsabile di Medicina Covid, dottor Ciro D'Ambrosio: «Bisogna aggiungere il fatto che il virus penetra all'interno delle cellule endoteliali degli alveoli polmonari e dei vasi sanguigni, provocandone la morte, con un successivo quadro di danno vascolare che peggiora ulteriormente la già grave reazione infiammatoria del tessuto. Da qui la necessità di somministrare l'eparina dall'esterno con una molecola come l'enoxaparina, che è un'eparina a basso peso molecolare». Inoltre, l'ospedale di Frosinone è stato inserito nel circuito dello studio sperimentale dell'Istituto Pascale di Napoli. Da questo circuito è stato possibile utilizzare dall'inizio, anche a Frosinone, il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale che inibisce l'interleuchina 6, una citochina coinvolta nel processo infiammatorio associato all'artrite reumatoide. E contro il Covid-19 questo farmaco ha dimostrato di funzionare.

La strategia dei tamponi
Si viaggia ormai verso quota 9.000 "test" di questo tipo effettuati in provincia di Frosinone, dal sedici marzo ad oggi. La media giornaliera aumenta continuamente. Due giorni fa, per esempio, si è arrivati a 320. Dall'altro ieri il modello "Drive Through" è operativo anche nelle ore pomeridiane, dalle 14.30 alle 17.30. Si tratta della possibilità di effettuare il tampone dal finestrino dell'automobile. Il tutto nella tensostruttura allestita nel parcheggio della Asl. Dal giorno di Pasquetta (l'inizio) se ne effettuano 80 al giorno. Ma ormai è prossima l'opzione di poter predisporre lo stesso tipo di servizio anche a Cassino. Il che aumenterà il numero dei "test". Si è allargato pure il "target", secondo quelle che sono state le disposizioni del Servizio Igiene Pubblica della Asl. Naturalmente si continuano a "testare" sia le persone in isolamento domiciliare che hanno bisogno della "negativizzazione" che coloro i quali fanno parte dei contatti di soggetti positivi. Ma lo screening riguarda altresì gli operatori sanitari e quelli dei servizi essenziali.

Da giorni poi si è entrati in una fase nuova, quella della ricerca attiva degli asintomatici. L'obiettivo è quello di anticipare il virus. Inoltre proseguono sempre i tamponi nelle case di riposo e nelle residenze sanitarie assistenziali. Dal 4 maggio partiranno pure i test sierologici su operatori sanitari e forze dell'ordine. Oltre che in specifici contesti di comunità all'interno di indagini di sieroprevalenza. Nei giorni scorsi la Regione Lazio ha approvato un'apposita delibera. Questi esami non daranno patenti di immunità, ma serviranno a verificare come è circolato il virus in determinati contesti.

Infine, il plasma dei guariti. Con delibera numero 323 del 23 aprile scorso la Asl di Frosinone ha definito l'acquisto di speciali kit che servono ad accertare la quantità degli anticorpi sviluppati contro il Coronavirus nel plasma dei pazienti guariti. Per poi utilizzarlo nelle eventuali cure sperimentali e alternative. Sarà l'azienda torinese Pantec srl a fornire questi kit, 60 per l'esattezza: 30 per determinare gli anticorpi IgC (quelli prodotti quando l'infezione è ancora in corso) e 30 per quelli IgM (prodotti dopo che l'infezione è stata superata). I test, come si legge nella delibera della Asl, saranno effettuati «alla categorie prioritarie previste dal Ministero della Salute, cui vanno aggiunti i pazienti guariti da Covid-19, che saranno identificati per mezzo di tali test al fine della raccolta del plasma iperimmune da somministrare quale terapia alternativa e sperimentale».