Profilo basso. Che più basso (quasi) non si può.
Con i 3 nuovi contagiati di ieri la media di questa settimana, la nona dall'inizio della pandemia in provincia di Frosinone, è sempre di 3. Dopo il giorno a "zero contagi", il ventiquattro aprile, 3 casi il venticinque, 3 il ventisei, 3 il ventisette, 3 il ventotto.
Per una media di 2,4. Sono segnali importanti, anche perché arrivati tutti in corrispondenza della fine del periodo del possibile "effetto Pasquetta". Infatti il periodo massimo di incubazione del virus è di quattordici giorni.

La temuta risalita della curva non c'è stata. Anzi, per la verità sequenze del genere si sono registrate soltanto all'inizio, a partire dal primo caso del due marzo. Con nessun contagio il tre, 2 il quattro, nessuno il cinque, 2 il sei, 3 il sette marzo, nessuno l'otto, 2 il nove, 4 il dieci, 4 l'undici. Da quel momento in poi la situazione cambiò: il dodici marzo 12, il tredici 10, il quattordici 9, il quindici 11. Continuando, 10 nuovi contagi il sedici marzo, 9 il diciassette. Periodo seguito da una successiva accelerazione: 19 nuovi casi il diciotto, 12 il diciannove, 23 il venti, 16 il ventuno, 22 il ventidue.

Fino a quello che è stato il "picco": 14 nuovi contagi il ventitré marzo, 32 il ventiquattro, 26 il venticinque, 47 il ventisei, 29 il ventisette, 42 il ventotto, 24 il ventinove marzo. Cioè 214 nuovi contagi in sette giorni, per una media di 30,57. Ecco, il termine di paragone per analizzare ciò che è successo resta quella media di 30,57 casi al giorno. Perché poi è letteralmente crollata.
Progressivamente e sistematicamente: 13 nuovi contagi il trenta marzo, 18 il trentuno, 18 il primo aprile, 10 il due, 16 il tre, 21 il quattro, 18 il cinque aprile.
In totale 114 casi, per una media di 16,28 ogni ventiquattro ore.

Una sola volta oltre "quota 20", individuata come soglia di allerta. Come confine. Poi la settimana successiva: 6 casi il sei aprile, 7 il sette, 14 l'otto, 5 il nove, 12 il dieci, 8 l'undici aprile, 7 il dodici: in tutto 59 nuovi contagi, per una media giornaliera di 8,4. La metà rispetto alla settimana prima. E quindi 2 casi il tredici, 5 il quattordici, 5 il quindici, 8 il sedici, 12 il diciassette, 9 il diciotto, 6 il diciannove. In tutto 47, per una media di 6,7. Poi la settimana scorsa: 8 casi il venti aprile, 5 il ventuno, 9 il ventidue, 7 il ventitré, 0 il ventiquattro, 3 il venticinque, 3 il ventisei aprile. Il totale fa 35, la media giornaliera 5. E infine ci sono i 3 casi del ventisette e i 3 del ventotto.

Non c'è bisogno di specialisti per leggere l'evidenza che sta nei numeri: la corsa del virus è rallentata dallo scorso trenta aprile. E a tutto questo bisogna aggiungere anche l'aumento delle persone guarite e di quelle dimesse. Ieri ce ne sono state 8 e 8 per entrambe la categorie. In totale i guariti sono 121 e i dimessi 64: vale a dire 185 persone che hanno battuto il virus. Le persone guarite sono quelle alle quali è stato fatto un ultimo tampone con risultato negativo, dopo che erano state trovate positive. Mentre non necessariamente le persone dimesse sono completamente "negativizzate".

Spesso i dimessi hanno ancora sintomi lievi. E vengono inviati in isolamento domiciliare. A proposito di isolamento domiciliare: da questa condizione ieri in Ciociaria sono uscite 268 persone. In ventisette giorni il numero è stato di 3.894: per una media quindi di 144,2 ogni ventiquattro ore. Dall'isolamento domiciliare escono sia le persone positive che hanno accusato sintomi lievi, sia coloro i quali hanno dovuto affrontare un periodo di"quarantena" perché venuti a contatto con contagiati. Ma va pure ricordato che nel periodo più "caldo", quello dal sette marzo al dodici aprile, i positivi in sorveglianza domiciliare sono arrivati fino a quota 1.500. Adesso sono circa 400.

Un ulteriore segnale che le cure funzionano, ma anche che nella stragrande maggioranza dei casi il virus colpisce con sintomi lievi e gestibili. Poi c'è il rapporto tra i nuovi casi (3 da quattro giorni) e i tamponi effettuati (una media quotidiana di 300). Quel rapporto è 1 ogni 100. E anche se ad una stessa persona possono essere fatti più "test" per accertarne la negativizzazione, la sproporzione è comunque enorme.