«Se il futuro è la telemedicina, beh, allora nel futuro ci siamo già». Così Caterina Pizzutelli, segretario provinciale della Fimmg, l'organizzazione di categoria più rappresentativa dei medici di base.

Non c'è dubbio che gli studi professionali dei medici di famiglia stanno affrontando una rivoluzione senza precedenti. Ma affermare che in futuro non ci saranno più visite a studio non corrisponde alla realtà.
Spiega Caterina Pizzutelli: «Da settimane abbiano cambiato il nostro modo di lavorare. L'utilizzo della telemedicina già c'è. Cosa succederà in futuro? Bisognerà vedere intanto quanto durerà la pandemia.
Ci siamo immediatamente adattati: penso alle ricette elettroniche, ma anche ai tablet e ai telefonini attraverso i quali ci confrontiamo e visitiamo "a distanza" i pazienti.
Alcuni esami diagnostici, come ecografie ed elettrocardiogrammi, già viaggiano a distanza.
Ma ci saranno alcune viste  che dovranno essere effettuate personalmente. Sicuramente, almeno nel breve e nel medio periodo, gli appuntamenti in studio saranno preceduti da una telefonata, nel corso della quale saranno valutati eventuali sintomi».

Argomenta Caterina Pizzutelli: «Ma ci sono anche alcune cose che non potranno essere effettuate a distanza. Faccio un esempio semplice: "ascoltare" il torace di una persona spesso è fondamentale.
In ogni caso va detto che già in questa fase visitiamo in sicurezza. A settembre sarà importantissima la vaccinazione anti-influenzale a tappeto.
Mi riferisco a quella obbligatoria per gli over 65 e per altre categorie, come i sanitari. Aver anticipato a settembre queste vaccinazioni consentirà di poter distinguere tra l'influenza stagionale e una eventuale ondata di ritorno del Covid-19, che naturalmente non ci auguriamo. Ma dobbiamo comunque farci trovare pronti».

I medici di famiglia sono attualmente impegnati nelle Unità anti-Covid che stanno effettuando una forte azione di prevenzione del contagio sul territorio.
Rileva Caterina Pizzutelli: «Effettueremo anche tamponi nelle case di riposo e nelle residenze sanitarie assistenziali».

E nel medio periodo cosa bisognerà fare per anticipare il virus? Nota Pizzutelli: «Per esempio i test sierologici, che certamente non escludono i tamponi. C'è bisogno di entrambi gli esami: il tampone dà un'istantanea sulla positività o meno al virus, ma dai test sierologici si capirà se una persona è venuta in contatto con il Covid-19. Sicuramente non siamo adesso nelle condizioni di valutare se chi ha passato la malattia è immune e neppure per quanto tempo è immune. Però dobbiamo  proseguire lungo questa strada».

In questa fase inoltre iniziano anche i tamponi a tappeto proprio su medici di famiglia e pediatri.
Dice Caterina Pizzutelli: «Sì, abbiamo saputo.
Un'operazione sicuramente importante. Certo è però che ai tavoli di queste riunioni, giustamente finalizzate a stanare il virus sul territorio, magari non sarebbe male se partecipassero anche i rappresentanti dei medici di famiglia. Credo che il nostro coinvolgimento sarebbe opportuno».

Una stoccata, anche se in punta di fioretto. Il presidente dell'ordine provinciale dei medici Fabrizio Cristofari ha detto a Ciociaria Oggi che ci sono diversi casi di pazienti positivi alla Tac ma ripetutamente negativi al tampone. Argomenta Caterina Pizzutelli: «È  vero, Fabrizio Cristofari ha ragione.
Si tratta di una vera e propria "linea grigia" di questa pandemia. E purtroppo significa che conosciamo ancora pochissimo il virus. Un problema che tutti noi stiamo studiando. Vanno aggiunte pure altre situazioni però. La prima: una persona può risultare oggi negativa, fra quattro giorni positiva e poi nuovamente negativa a distanza di poco tempo. È fondamentale capire perché questo succede. L'attendibilità del test? Non credo che sia soltanto questo. Poi c'è un altro aspetto: esistono alcuni casi nei quali, dal primo tampone positivo, passano 60 o addirittura 70 giorni prima che si arrivi alla "negativizzazione". Sto seguendo personalmente della situazioni nelle quali persone totalmente asintomatiche e in buona salute risultano positive da più di 40 giorni. È evidente che tutto questo può influire su quelle che sono le dinamiche del contagio. Naturalmente si tratta di opzioni che variano da soggetto a soggetto, ma esistono. E come tali dobbiamo analizzarle e tenerle presenti. Sono convinta che il Paese debba riaprire.
Non possiamo continuare ad andare avanti in questo modo, perché sul piano economico sarebbe complicato reggere. Conosco personalmente tante persone che fanno già fatica a pagare perfino pochi euro di ticket.
Detto questo bisognerà garantire di lavorare in sicurezza. La medicina territoriale sarà protagonista in questa fase, ma va coinvolta».