"Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale". Con queste parole (geniali, se si pone la giusta attenzione) inizia “Il grande dittatore”, il capolavoro di Charlie Chaplin che torna nelle sale italiane l'11 gennaio in versione restaurata (dalla cineteca di Bologna) e originale a 75 anni dall’uscita nelle sale americane (dalla stessa data sarà disponibile anche il dvd). Quando il film vide la luce, il mondo era stravolto dagli orrori della seconda guerra mondiale: soltanto il coraggio di un “eroe” come Charlot poteva sfidare il nazismo e il suo leader con la forza dell’ironia e della satira. Ovviamente Chaplin dovette, per forza di cose, velare riferimenti e nomi e così Hitler divenne Adenoid Hynkel.

Il film, come si può ben immaginare, venne  vietato in quasi tutta Europa dal 1940 al 1945 a causa del potere nazifascista che ne proibì la distribuzione: senza ombra di dubbio “Il grande dittatore” (cinque nomination all’Oscar) rappresenta di fatto la più riuscita satira antinazista prebellica (il che spiega il ricorso ad una terminologia di chiara allusività, ma mai esplicita). Film giocato, tra l’altro,  sullo scambio d’identità (la straordinaria somiglianza di un barbiere ebreo con il dittatore Hynkel, farà sì che lo stesso barbiere si sostituisca al dittatore, nel discorso finale alla nazione), dove Chaplin interpreta magistralmente i due ruoli. Da sottolineare poi le interpretazioni di Paulette Goddard (all’epoca moglie di Chaplin), nella parte di Hannah, la ragazza di cui si innamora il barbiere, e di Jack Oakie (Bonito Napoloni/Mussolini).

Scene cult (2):

Il barbiere che taglia la barba ad un suo cliente a ritmo di musica: il brano è la Danza Ungherese n. 5 di Johannes Brahms.

Hynkel /Hitler che, rimasto solo nella grande sala di comando, si avvicina al mappamondo (in realtà un pallone), lo abbraccia e lo solleva in aria.  Quindi lo riprende al volo, in una danza comica e tragica allo stesso tempo. Alla fine, dopo salti e capriole, il pallone finisce tra le braccia del dittatore, che lo stringe a sé, ma all’improvviso esplode. È questa una delle profezie cinematografiche più famose dell’intera storia del cinema.

Di seguito il celebre discorso finale: “Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca fra le cose più abbiette.

Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti; la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità.

Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e, qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un'anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie: siete uomini! Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l'amore altrui.

Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto: "Il Regno di Dio è nel cuore dell'uomo". Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi! Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera; di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore! Che dia a tutti gli uomini lavoro; ai giovani un futuro; ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo.

Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere; eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti! Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia. Guarda in alto, Hannah! Le nuvole si diradano: comincia a splendere il Sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità, verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto, Hannah! L'animo umano troverà le sue ali, e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.”

Curiosità: Charles Chaplin e Adolf  Hitler erano separati alla nascita da soli 4 giorni (16 aprile 1889 il primo, il 20 dello stesso mese e dello stesso anno il secondo).Â