Sembra essere una polemica interminabile quella che sta coinvolgendo, in questi giorni, maggioranza e opposizione sulla vicenda di mobilità interna che sta interessando nove dipendenti del Comune, appartenenti alla categoria A2 che l’amministrazione Caligiore ha deciso di adibire, per una minima parte dell’orario lavorativo, alla pulizia dei soli edifici comunali.

Interviene “Noi per Ceccano”

Dopo i recenti interventi stampa a firma dei consiglieri comunali Conti e Maliziola e i chiarimenti del consigliere con delega al personale Angelo Macciomei, interviene il gruppo di riferimento di quest’ultimo “Noi Per Ceccano”. Dalla nota a firma del segretario e del gruppo emerge una questione che nelle diatribe dei giorni scorsi non era stata evidenziata e che getta nuovo benzina sul fuoco: “Spiace constatare come le pregresse amministrazioni abbiano attuato una politica di gestione del personale che ha prodotto una miriade di contenziosi legali che oggi giungono al termine e vedono quasi sempre l’ente soccombente e costretto a pagare ingenti somme. Basta visionare l’albo pretorio web comunale per alcuni esempi recenti: determina 818/2016 di pagamento di euro 27.000 (acconto di altri euro 27.000 già pagati) per un totale di euro 54.000, oltre spese legali, a due dipendenti a tempo determinato per un contenzioso iniziato nell’anno 2012; determina 727/2016 di pagamento euro 5.000 a un ex dipendente (guarda caso part-time, categoria A, profilo operaio) per un contenzioso degli anni 2010/2013”.

Gli interrogativi

“Noi per Ceccano” si pone alcuni interrogativi: “I lavoratori comunali interessati in quale categoria e profilo professionale risultano assunti e inquadrati? Nella categoria minimale d’accesso A e quali operai generici? Esistono altri dipendenti di pari categoria e profilo che svolgono le medesime mansioni lavorative, magari anche più gravose?”.

Premettendo di avere il massimo rispetto per il lavoro prestato dai lavoratori e “riconoscendo loro ogni emolumento retributivo previsto dal Ccnl ele garanzie di adeguate condizioni e strumenti di lavoro” il gruppo del presidente del consiglio Marco Corsi ritiene che “la difesa di Conti e Maliziola tenda più ad assumere i tratti di “strumentalizzazione politica” fuorviante rispetto alle ragioni e legittimità giuridica della decisione assunta dall’Ente”.

Il sospetto

Il gruppo getta qualche sospetto sulla legittimità di atti compiuti da precedenti amministrazioni: “Certo sarebbe anche utile e interessante visionare gli atti amministrativi e i progetti alla base della decisione di stabilizzare i “lavora tori in rivolta” al comune di Ceccano nel 2004. Verificare se la direttrice della stabilizzazione è stata la necessità di bilanciare l’assunzione in organico nella categoria minimale d’accesso “A” per tali lavoratori con il minor ricorso ad appalti e ditte esterne. Un’esternalizzazione andrebbe “paradossalmente a discapito degli stessi lavoratori che si vedrebbero soggetti a condizioni gravose imposte per legge (ricognizione e dichiarazione di esuberi di personale non ricollocabile; attivazione di procedure di mobilità con riduzione stipendiali e obbligo di trasferimento anche in sedi diverse fino a un massimo di 50 chilometri). Il tutto senza tralasciare l’attenta valutazione di potenziali profili di danno erariale, legati anche e soprattutto a un improprio utilizzo di tale personale comunale”.