Dopo la commissione del 27 maggio presieduta da Colombo Liburdi, in cui è stata visionata la relazione dell’agronomo Giuseppe Francazi, almeno ventisette cipressi del cimitero non dormono più sonni tranquilli. Sul loro “capo” potrebbe abbattersi da un momento all’altro la motosega del Comune. Dopo decenni di placido torpore nell’ameno e sacro luogo la nuova amministrazione ha scoperto che molti di loro sono malati e rappresentano un pericolo per le tombe e per i visitatori.

Già lo scorso marzo ne erano stati abbattuti una decina. Ma a quanto pare quelli da tagliare sono molti di più, ventisette secondo la relazione tecnica.

Il consigliere del Pd Giulio Conti chiede all’amministrazione di curare il maggior numero possibile di cipressi e di usare il taglio come ultima ratio.

«In commissione ambiente abbiamo preso visione dell’indagine specialistica vegetazionale e fitosanitaria del patrimonio arboreo del cimitero - dice il presidente Colombo Liburdi - I cipressi sono stati divisi per fasce di rischio. Le nostre decisioni come amministrazione saranno prese in base alla pericolosità dovuta al rischio di caduta. Non escludiamo, quindi, nuovi tagli che cercheremo però di limitare al massimo. Sicuramente ci atterremo, nelle valutazioni, alla relazione tecnica. C’è un problema di sicurezza dei visitatori, ma dove sarà possibile daremo il via al recupero».

L’agronomo Francazi, dopo aver diviso il cimitero in tre ambienti - cimitero superiore, viale centrale e cimitero antico - ha classificato le piante secondo una scala di cedimento che va da “A” (trascurabile) fino a “D” (estrema) passando per “B” (bassa), “C” (moderata), “C-D” (elevata). Alla classe “D” appartengono gli alberi che al momento dell’indagine «manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito.

Per questi soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla buona pratica dell’alboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono quindi essere abbattute» dice la relazione Francazi, dove si legge ancora: «Nel complesso la situazione del popolamento può essere considerata grave: tre piante appartengono alla classe di cedimento B; trentuno alla C; sei alla classe C-D e ventisette alla D».

Davanti a un simile drammatico quadro quale amministratore si prenderebbe la responsabilità tenere in vita cipressi ormai pericolosi per le tombe e le persone?