Se n’è andato a testa bassa, così come è arrivato in tribunale dall’entrata secondaria,sotto una pioggia di insulti e rabbia. E a testa bassa in aula, forse per non incrociare gli sguardi dei familiari di Gilberta, ha chiesto di non comparire più come suggerito anche dal suo avvocato, Antonio De Cristofaro, vista anche l’innegabile tensione registrata. Se l’ultima parola è quella della Giustizia, Antonio Palleschi - il reo confesso dell’omicidio di Gilberta (scomparsa il 1 novembre e rinvenuta il 10 dicembre scorso) - per i cari della professoressa d’inglese, per i suoi colleghi, per le associazioni e i tanti cittadini che hanno raggiunto Cassino in pullman è già stato condannato alla pena più dura: quella del disprezzo che lo accompagnerà per tutta la vita.

Lei, mamma Elia, ha atteso con gli occhi asciutti e fondi di dolore, un fazzoletto nella mano, spinto un po’ più su per stringere la maglietta con il volto della sua Gilberta, che il giudice Lanna si pronunciasse. Attese estenuanti, dettate dalle analisi sulle richieste tecniche avanzate dalle difese relative all’ammissione di parte civile per comuni e associazioni prima. E per la possibilità che la consulenza di parte influenzasselascelta diunritoabbreviato condizionato alla stessa perizia, poi. Alle 18.30 la prima decisione: ammesse come parti civili solo i familiari. Non ammessi (per non aver dimostrato di aver subito un danno diretto) e per quanto disposto dall’articolo 92 comma II del Codice di Procedura Penale le tre associazioni (rappresentate tra gli altri dagli avvocati Rossini, Rea e Faieta) e i comuni di Sora e Campoli. Quindi un nuovo momento di attesa. Ancora una volta i parenti e gli amici dei familiari di Gilberta hanno trattenuto il respiro per conoscere le valutazioni del dottor Lanna sulla possibilità di ammettere la perizia.

Alle 19.30 le porte dell’aula in cui si è tenuta l’udienza in camera di consiglio si sono nuovamente spalancate: si tornerà in tribunale il prossimo 29 ottobre con un abbreviato secco. Mamma Elia non ha avuto la forza di commentare: «Sono stanca,ora ho bisogno solo di tornare a casa». Accanto a lei gli avvocati, i suoi cari, gli amici che credono nella giustizia - quella vera - per Gilberta. «Volevo esserci, stare accanto a questa mamma immaginando che sia la mia. Pensando che al posto di Gilberta potevo esserci io» ha commentato Graziella, la vittima sfuggita alla tentata violenza del reo confesso nel 2010.«Spesso si pensa che il dolore sia lontano da noi, che le cose brutte accadano solo agli altri.Sono qui per sostenere la famiglia di Gilberta e per dare un segnale forte a tutte le vittime di violenza».