Il terremoto terrorizza. Ecco perché va studiato. E anche stavolta, come accadde ad Amatrice, l’università di Cassino è in prima linea. Proprio lungo la fascia responsabile della tragedia. Il dipartimento di ingegneria Civile e Meccanica dell’ateneo vede ancora una volta il suo personale coinvolto nella crisi sismica del 26 e 30 ottobre. In collaborazione con il gruppo Emergeo-Ingv, istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il professore Michele Saroli (docente di Geologia applicata e associato di ricerca Ingv, esperto in geologia del terremoto e insignito del premio J-Star dell’Ieee) e il dottorando Lorenzo Lo Sardo sono impegnati nei rilievi di terreno degli effetti primari e secondari generati dalle scosse M 5.9 del 26 ottobre e M 6.5 del 30 ottobre 2016.

Dal terremoto dell’Irpinia del 1980 l’Italia non veniva colpita così profondamente. Lo conferma proprio il professor Saroli. La magnitudo è rilevante ed è al di sopra della soglia di fagliazione superficiale, che proprio con l’evento di magnitudo 6.5 ha determinato la propagazione in superficie della faglia all’origine del sisma. In particolare, Saroli con il collega dell’Ingv dottor Marco Moro, coordinatore di Emergeo dello stesso istituto, hanno raggiunto il versante sudoccidentale dimonte Bove sud in corrispondenza dell’espressione di superficie della faglia responsabile del terremoto del 30 ottobre 2016. È stata osservata la rottura cosismica primaria, che presenta un rigetto di circa cinquanta centimetri, diretta espressione in superficie del movimento del piano di faglia in profondità. La rottura si localizza sul prolungamento del lineamento tettonico M. Vettore-M. Porche-M. Bove: «Eventi di questo tipo e con magnitudo superiore a 6 - spiega il docente - hanno un'energia tale da determinare la propagazione della rottura, dalla profondità ipocentrale fino alla superficie topografica tagliandola nettamente. Malgrado la tragicità dell’evento che non vorrei fosse mai accaduto - continua Saroli - la possibilità di osservazione diretta è un caso raro e costituisce un laboratorio a cielo aperto che permette di comprendere meglio quali siano i meccanismi di rottura e propagazione dalla profondità alla superficie. Ovviamente gli effetti sul costruito sono impressionanti e non posso che esprimere tutta la mia solidarietà alle persone colpite e all’intero territorio».

Questo evento passerà alla storia come terremoto bianco che fortunatamente non ha causato vittime. Le persone erano già fuori casa quando il sisma ha distrutto abitazioni e certezze. Ora è importante continuare a osservare il "nemico" per provare, un giorno, a prevenirlo.