Una pubblica crocifissione quella a cui è sottoposto l’ex sindaco Petrarcone. Ogni giorno una salita al Calvario per lui, colpevole di aver aperto le porte ad Acea. Di questo sono convinti i consiglieri comunali che, continuamente, brandiscono le lance per “ferirlo” nell’orgoglio. E l’atto d’accusa è sempre identico a se stesso: mancata costituzione in giudizio davanti al Tar. Stavolta a parlare è il consigliere comunale, capogruppo di Noi con Salvini, Roberto Marsella: “Nonostante abbia consegnato di fatto l’acquedotto comunale in mano ad Acea, attraverso la sua mancata costituzione in giudizio dinanzi al Tar, il consigliere comunale, Giuseppe Golini Petrarcone ha ancora il coraggio di proferire parola. Chi ha gestito negli ultimi anni il Comune non dovrebbe proprio commentare la vita politico-amministrativa della città visto lo stato di abbandono e di degrado in cui hanno lasciato la nostra città. Ma se proprio qualche personaggio volesse dire qualcosa sulla vicenda Acea, risponda a queste due domande. Perché l’amministrazione Petrarcone non si è costituita in giudizio? Perché l’ex sindaco non ha dato seguito alla delibera consiliare numero 7 del 17 febbraio 2016 a firma dei consiglieri Palombo, Durante e Iannone, sottoscritta anche da me e inerente l’uscita del Comune di Cassino dall’Ato 5? Sarebbe opportuno, invece di scaricare le responsabilità sulla consegna degli impianti ad un sindaco in carica da quaranta giorni, che qualcuno del centrosinistra fornisca spiegazioni ai cittadini. Di bugie ne hanno dette tante anche in campagna elettorale e si possono evincere anche dai manifesti ancora affissi in alcuni luoghi. Uno di questi recitava “Petrarcone salva l’acqua”. Mi veniva da ridere allora, figuriamoci adesso. Come può un carnefice tramutarsi in salvatore? Mettendo da parte l’ironia - ha concluso - trovo veramente fuori luogo che molti ex amministratori parlino di questa vicenda dopo che per cinque anni non hanno mosso un dito per salvare l’acquedotto comunale e tutelare i cittadini dal rincaro delle bollette”.

Il contrattacco

A difendere l’operato della precedente amministrazione ci pensa un “apostolo” di Peppino, l’ex assessore Riccardo Consales: “Non abbiamo aperto nessuna porta ad Acea. In dieci anni molti esponenti dell’attuale maggioranza non hanno alzato un dito per mettere in salvo l’acquedotto, oggi invece sono diventati tutti specialisti. La battaglia non è politica, perché siamo tutti d’accordo sull’acqua pubblica, ma è giuridica. Fa piacere che oggi all’unanimità si facciano proposte su aziende speciali e ripubblicizzazione dell’acqua ma sono punti su cui abbiamo lavorato per cinque anni. Oggi se c’è una carta giuridica su cui l’amministrazione può far valere la sua voce è proprio la famosa convenzione con Acqua Campania del 2015. Lo ripeto è una delle carte che si può giocare insieme alla delibera Donatelli, sulla quale però c’è poca convinzione. Direi ai consiglieri che attaccano con frasi “fotocopia” che invece di prendersela con chi non è più sindaco, si impegnino a trovare soluzioni. Noi abbiamo proposto misure giuridiche chiare. Oltre alle prime due, non dimentichiamo che in Regione c’è una proposta di legge sulla ripubblicizzazione dei servizi idrici, la famosa legge 5, che noi abbiamo contribuito a far approvare, ora mancano i decreti attuativi che permetteranno di definire i nuovi ambiti. In sostanza è chiaro che non siamo stati fermi, assolutamente. Anzi, fino ad ora Petrarcone è l’unico che ha proposto difese giuridiche sull’acquedotto”.

Poi entra nel merito più delicato: la mancata costituzione in giudizio davanti al Tar: “Non è stato un elemento fondamentale - ha argomentato Consales - perché il Tar aveva già condannato il Comune. Dal 2005 ad oggi le leggi nazionali sono andate in direzione contraria al referendum sul quale ci siamo impegnati. Comunque, la battaglia è su basi giuridiche, non si può fare a parole. Quindi, dico a tutti, basta chiacchiere, mettete sul tavolo proposte”.