Il tempo sta per scadere: il commissario è ormai alle porte del comune di Cassino ed è pronto a fare la ricognizione degli impianti per restituirli ad Acea, così come prevede la sentenza del Consiglio di Stato del 19 maggio. Il dottor Raio dovrebbe essere in città nella settimana che va tra il 18 e il 22 luglio. Chi lo conosce sa che è un uomo di ferro, intransigente e ligio al dovere, per questo in municipio già si trema. Per il momento nulla di nuovo sotto il sole. Il neo sindaco Carlo Maria D’Alessandro ha mostrato ancora una volta tutta la sua grinta e tutto il suo entusiasmo.

C’è l’energia e la voglia di fare. Il possibile e l’impossibile pur di non riconsegnare gli impianti ad Acea. Ma nella conferenza stampa che si è tenuta ieri in Comune sulla questione non è emerso nulla di nuovo se non l’ennesimo botta e risposta a distanza con l’ex amministrazione di Petrarcone, oggi minoranza. Il sindaco D’Alessandro - sfogliando una copiosa rassegna stampa con le dichiarazioni di Petrarcone - ha invitato l’ex primo cittadino ad avere almeno il pudore di non pronunciarsi sull’argomento visto che «se oggi interveniamo nei minuti di recupero essendo sotto di tre reti, per usare una metafora calcistica, è proprio colpa di Petrarcone che non si è costituito dinanzi al Consiglio di Stato».

Ancora un botta e risposta tra il sindaco e l’attuale, che purtroppo però poco aiuta i cittadini e le tante associazioni a difesa dell’acqua pubblica e ieri presenti numerose in sala. Tuttavia il primo cittadino non ha mancato di spiegare passo per passo come si sta muovendo da quando si è insediato e ha mostrato fiducia: «Una mobilitazione di massa? Si può evitare».

Il primo cittadino ha spiegato che «nei confronti di Acea vanno tenuti aperti più fronti di lotta. È stato nominato il commissario prefettizio, ma ho già scritto due volte ad Acea, all’Ato 5 ed al Prefetto elencando i motivi ostativi per l’insediamento dell’autorità preposta e palesando checi sono altre due strade intraprese. Una relativa alla delibera n. 164 della vecchia amministrazione. L’altra, quella che mi preme di più è quella relativa al giudizio, ancora in corso e rimandato a febbraio 2017 relativo alla delibera di consiglio comunale del febbraio 2016 firmata dal qui presene vicesindaco, Carmelo Palombo e dagli ex consiglieri Durante e Iannone. Ci sono delle questioni giuridiche - ha concluso - che possono impedire ad Acea di impossessarsi dell’acquedotto comunale». Ma la strategia per ora è top secret.

Piove sul bagnato. E si rischiano scivoloni

Piove sul bagnato. Soprattutto con l’arrivo del commissario. E sull’acqua si rischiano scivoloni. Ma D’Alessandro si sente in perfetta forma, apre più ombrelli, qualcuno prestato anche da Peppino (con la mozione Donatelli) ma, a volte, li richiude per non dare soddisfazione al suo predecessore.

Dice che sulla battaglia non esistono colori politici - ed è vero - ma lui è rosso di rabbia contro quel Peppino che ha fatto poco o nulla per lasciargli una tavola apparecchiata di strategie perseguibili. In conferenza stampa elenca i peccati altrui, invece che leggere le “buone novelle”per evitare la gestione privata. Eppure nel cassetto qualcosa c’è.

Non è affatto vuoto e neppure chiuso a chiave. Solo che Carlo Maria preferisce vestire i panni del buon padre: non dire né ai figli né al vicino la tattica che ha partorito la sua mente per regalare a tutti il miracolo. Non moltiplicherà pani e pesci né ridarà la vista ai ciechi, ma D’Alessandro ha la precisa intenzione di combattere fino all’ultima goccia la guerra santa della gestione pubblica dell’acquedotto. E lo farà su due fronti: quella sottile, culturale, avvocatesca, fatta di cavilli giuridici per non veder sorgere l’era commissariale. Dove spuntano scritti che dicono quanto il privato non abbia titolo alla consegna degli impianti - ad esempio - per la mancanza di atti preliminari come la regolamentazione negoziale tra tutti i soggetti del complesso rapporto relativo al servizio idrico. E poi c’è la guerra di muscoli, dove “Maciste”- icona di forza e di bontà - giura che si metterà davanti agli impianti pur di non consegnare le chiavi.

Ma il ruolo da “intellettuale” gli si addice di più! Il caro sindaco ci crede davvero e ha grinta da vendere. Studia, legge, rilegge, sottolinea e ragiona. Certe volte non ci dorme neppure. Ma, in natura, l’acqua è difficile da fermare. Corre e... scivola via.

E a Sant’Angelo molte case sono a secco

Ben cinque famiglie e venti persone senza alcun servizio idrico nella contrada via Colle Romano in località Sant’Angelo.

Ad accendere i riflettori sulla vicenda è l’attivista Bruno Della Corte che denuncia i disagi delle cinque famiglie e venti persone a secco: «Non è possibile che nel 2016 vi siano ancora famiglie non servite dal servizio idrico pubblico. Questa gente - dice l’attivista de “Il Sole splende per tutti” non vive in un luogo inaccessibile, come su una montagna, ma vive non molto lontano da una strada provinciale. Hanno gli stessi diritti degli altri cassinati. In quella zona, inoltre, sono frequenti i casi di tumore e infezioni di vario genere. Non può essere escluso che questa casistica possa essere riconducibile all’uso dell’acqua delle falde in cui ci riversano tutti i pesticidi e diserbanti usati in agricoltura».

Gli fa eco Rinaldo Valente, uno degli abitanti della zona: «L’acqua che usiamo arriva da pozzi che attingono a falde acquifere di dubbia purezza».