Sevizie sui piccoli ospiti del centro di Grottaferrata, si infiamma il processo. Nell’udienza che si è tenuta nelle scorse ore a Velletri la difesa del piccolo cassinate - finito tra le 16 vittime delle violenze - ha fatto alzare i toni di un clima reso incandescente già dalla gravità de fatti contestati agli imputati. Dieci in tutto. Proprio gli avvocati degli educatori finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura per le contestate torture sugli ospiti dell’Eugenio Litta si sono opposti alle richieste delle difese delle vittime: “La richiesta di costituzione di parte civile può essere avanzata solo dalle famiglie dei bimbi ripresi dalle telecamere». Ed è scoppiato il caos.

La questione

Se da un punto di vista strettamente legato alla procedura la decisione spetta ora al giudice che scioglierà la riserva il prossimo 6 luglio, da un punto di vista emotivo era impensabile per le famiglie dei bambini restare impassibili. L’intervento dell’avvocato Alessandra Salera - che rappresenta i genitori del piccolo del cassinate insieme all’avvocato Laura Russo - è stato davvero rilevante, facendosi cassa di risonanza per il comune sentire di tutti i legali presenti: “Premesso che il nostro assistito, purtroppo, risulti essere uno dei piccoli malmenati e filmati, la questione è molto più ampia perché alle violenze, anche se non fisiche, sono stati costretti tutti i piccoli ospiti. Tant’è vero che è facilmente verificabile come tutti i presenti durante le violenze si coprissero il viso con le mani” - ha sottolineato l’avvocato Alessandra Salera. E a supporto del fatto che i bambini, già affetti da gravi disabilità, siano stati oggetto di violenza - quelli picchiati, vittime due volte - la difesa del bimbo cassinate ha tirato fuori anche una calzante sentenza della Cassazione secondo la quale un figlio che assiste a violenze in famiglia può chiedere di costituirsi parte civile in un eventuale processo per maltrattamenti. Dopo l’intervento dell’avvocato Alessandra Salera a prendere la parola è stato l’avvocato Tognozzi di Roma che ha sottolineato i medesimi aspetti. Il giudice, vista la delicatezza della situazione e del tema trattato, ha preferito riservare la decisione.

Le contestazioni

Nonostante tutto il personale dell’Eugenio Litta, balzato agli onori delle cronache come “il lager per disabili”, sia cambiato - tanto che il piccolo del cassinate ma anche altri ospiti non hanno abbandonato la struttura - resta ancora negli occhi di chi ha visto quelle immagini un profondo senso di sdegno. A piazzare le telecamere che hanno ripreso violenze indicibili di ospiti dai 4 ai 20 anni erano stati i carabinieri del Nas. A scoprire che tra quelle vittime insultate, picchiate con i manici delle scope, costrette persino a mangiare con forza c’era anche suo figlio era stata la mamma del piccolo del cassinate, guardando le immagini in televisione.