Un rigurgito da elezioni. È questa la reazione della città all’indomani dell’apertura di una inchiesta da parte della magistratura cassinate per una ipotizzata irregolarità in uno dei sei seggi contestati. Non c’è stato angolo, bar, piazza o marciapiede dove ieri mattina l’argomento di discussione non contenesse le parole “elezioni”, “imbroglio” e “Procura”.

Persino all’interno del mercato settimanale, tra ambulanti e clienti, la parola d’ordine era “inchiesta elettorale”: «Tanto siamo in Italia. E le cose o non si fanno o si fanno con l’imbroglio». Tra sdegno e rassegnazione. Che ci sia stato o meno un illecito di natura penale - perché l’ipotesi è proprio questa - i cittadini hanno già la loro impressione stampata in faccia. Non è questione di colore politico o di partigianeria. Gli elettori hanno già espresso il loro giudizio: «È uno schifo». Frasi sconcertate da parte dei cittadini, anche provocatorie: qualcuno si è detto addirittura pronto a strappare la tessera. A non tornare, però, non sono soltanto i conti delle preferenze in uno dei seggi sotto la lente. Ciò che resta fuori dall’umana comprensione è legato al fatto che se di broglio si possa parlare (e al momento è davvero troppo presto per dirlo) chi lo ha orchestrato lo ha fatto con grossolana approssimazione. Tanto da rendere così macroscopici i dati “che non quadrano” da poter far “gridare allo scandalo” in pubblica piazza. Facendo finire le elezioni direttamente in Procura. Strano solo a pensarci.

L’indagine, comunque, è stata aperta e affidata al dottor Bulgarini che sta coordinando tutte le operazioni necessarie a stabilire la verità attraverso i carabinieri di Cassino (guidati dal maggiore De Luca e dal tenente Grio) che venerdì si sono recati in Prefettura per prendere visione degli atti e dei documenti in questione. Nessun sequestro, come sottolineato dallo stesso procuratore capo, il dottor D’Emmanuele.

Le attività necessarie ad accertare se di irregolarità si possa parlare vanno avanti senza sosta, mentre gli elettori stanno a guardare, già stanchi di una campagna al vetriolo: il caos scoppiato in 6 delle 33 sezioni di Cassino, lo ricordiamo, aveva già “avvelenato” e non poco il clima elettorale. Tanto che le prime recriminazioni su presunte illegittimità di voto erano state quelle social, “sbandierate” sulle moderne agorà virtuali.