Non ha una casa. Non ha neppure una famiglia. Ha solo la sua chiesa, quella che ha eletto come dimora, da venti giorni. Nella navata centrale di SantâAntonio, a Cassino, un clochard, probabilmente di nazionalità polacca, trascorre le sue giornate. Non vuole e non accetta altro tipo di accoglienza. Si sente sicuro e accudito dal crocifisso sopra lâaltare e, soprattutto, dalla grotta di Lourdes. Sì, perché ha scelto come sua âstanzettaâ il penultimo banco dove alloggia tutto il suo carico fatto di buste e di oggetti.
Dove imbandisce il pranzo di fortuna che spesso rimedia e, poi, con accortezza, va fuori a gettare i rifiuti. Ma quel luogo di culto non può avere tutte le comodità di una casa: la doccia in primis. Così lâodore che il povero âsenzatettoâ emana è terribile. I fedeli lo tengono ben stampato nella memoria e, più volte, hanno provato a contattare autorità ed enti preposti.Â
Ma il sessantenne non ne vuole sapere nè di lavarsi nè di spostarsi in un altro luogo, dove potrebbe curare anche i suoi malanni. E, soprattutto, dove potrebbe avere un bagno per i suoi bisogni, senza usare la chiesa con lâeccessiva libertà che lo contraddistingue. La stessa libertà che ha già portato i cittadini a chiamare i carabinieri per due volte quando ha tentato di denudarsi in piazzaToti e nella stessa chiesa.
Il dramma si vive la mattina, quando arriva, ma si vive anche la sera quando un gruppo di signore volontarie, armate dicandeggina, devono ripulire quellâangolo con cura e pazienza. Ieri si è vissuto lo stesso copione, solo che a una certa ora se nâè andato. Pare a bordo di unâambulanza. Ma dopo poche ore è tornato!