Riceve una multa per le cinture, fa ricorso per l’autovelox al giudice di pace e vince “grazie” a una legge sulla balneazione. Una vicenda singolare che vede protagonista un cinquantenne cassinate e i vigili urbani di Cassino. Ma per capire la storia bisogna tornare indietro di qualche mese quando l’automobilista è stato multato dalla polizia municipale del Comune di Cassino in pieno centro. L’infrazione per la quale venne sanzionato era la violazione dell’articolo 172, commi 1 e 10, del codice della strada: ovvero il mancato uso della cintura di sicurezza e quindi contro di lui i vigili urbani elevarono un verbale di 80 euro, con conseguente decurtazione di 5 punti della patente.

Il ricorso

Punti di vista differenti tra le parti hanno persuaso il cassinate a contestare la multa e fare ricorso a un giudice di pace di fuori regione. Nel ricorso, il cinquantenne ha descritto minuziosamente l’accaduto che ha portato alla multa: si sarebbe slacciato la cintura di sicurezza per chiedere informazioni, e il vigile gli avrebbe contestato la mancanza dell’uso delle cinture di sicurezza. Ma la curiosità sta proprio nel ricorso presentato al giudice: il ricorrente nel chiedere l’illegittimità dell’atto avrebbe riportato motivazioni che riguarderebbero le infrazioni dei limiti di velocità con autovelox (citata anche una sentenza della Cassazione nella quale il verbale della multa era con contestazione immediata e con piena possibilità di eseguire dichiarazioni), e non il reato effettivo della mancanza di cinture di sicurezza.

I dubbi dei vigili

Quindi un ricorso fatto per contestare una multa ricevuta con un autovelox - secondo i vigili urbani di Cassino - per il quale il Comune si è costituito in giudizio chiedendo, inoltre, «l’incompetenza territoriale del giudice in quanto la risoluzione delle controversie in questione spetta al giudice di pace di Cassino». Ma non solo, gli attenti vigili nel leggere il ricorso presentato dal cinquantenne cassinate multato hanno sollevato un altro dubbio: «Non si capisce cosa voglia affermare il ricorrente con la frase “pur essendo stato oggetto di percezione diretta dei verbalizzanti, è stata valutata senza l’ausilio di alcun apparecchio di rilevazione certo sul luogo dell’avvenuta infrazione”, dicitura consona più a una infrazione dei limiti di velocità ma non certo all’uso delle cinture di sicurezza».

La sentenza

Tra carte bollate, verbali e richieste il ricorso è stato accolto dal giudice di pace di fuori regione che ha rilevato la nullità dell’atto amministrativo dei vigili urbani di Cassino per inesistenza del diritto azionato per mancanza di presupposti, per eccessiva genericità della violazione accertata, nonché per la violazione ex articolo 201 comma 1 bis del codice della strada (che riguarda l’accertamento delle violazione per mezzo di appositi apparecchi di rilevamento della velocità direttamente gestiti dagli organi di polizia stradale) e per violazione del decreto di legge 121/03 (che riguarda modifiche alla normativa in materia di qualità delle acque di balneazione). Leggi probabilmente citate per errore.

L’epilogo

Dopo mesi è arrivata la parola fine sull’intera storia. Il ricorso è stato accolto dal giudice di pace e di conseguenza l’atto amministrativo è stato annullato: per il cinquantenne cassinate niente multa di 80 euro e nessun punto decurtato dalla patente. Con tanto di sospiro di sollievo. Una sentenza che ha lasciato però l’amaro in bocca alla polizia municipale di Cassino.