La pedana per far entrare gli studenti costretti sulle sedia a rotelle c’è, ma è scoperta e quando piove rischiano di essere “fulminati” da un corto circuito, mentre alla pioggia non c’è scampo, quella sono costretti a prenderla tutta. E la Provincia, dopo un sopralluogo, tentenna: «Vedremo il da farsi».

È la situazione - quella della mancanza della pensilina sullo scivolo d’ingresso - denunciata da Tommaso e Maria, genitori di un alunno del triennio dell’Istituto tecnico industriale “Majorana” di Cassino, che tutte le mattine raggiunge con il pullman della Provincia la scuola dal suo paese, Sant’Andrea. «Finché nostro figlio ha frequentato il biennio invia Rapido è andato tutto bene, ma in via Folcara - raccontano - spesso sono professori e bidelli a prendere la carrozzella in braccio e ci sembra che la scuola e la Provincia si rimpallino le responsabilità».

Dopo i contatti verbali, il 23 dicembre scorso il signor Tommaso scrive la prima lettera ufficiale al dirigente scolastico Filomena Rossi, avanzando il diritto allo studio e alla salute del figlio. Ricostruisce così i fatti successivi. Oltre un mese dopo, a fine gennaio,la preside dell’Itis risponde che è previsto il coinvolgimento della Provincia, responsabile dell’edificio. Contestualmente, la Rossi risponde anche all’altro problema sollevato dalla famiglia dello studente di S. Andrea: la scuola avrebbe disposto l’acquisto di un climatizzatore per riscaldare l’aula, piuttosto fredda, in cui si trova la classe del ragazzo dopo che è stata trasferita dal terzo piano, proprio per garantire l’immediata evacuazione dello studente sulla sedia a rotelle in caso di pericolo.

Intanto, Tommaso e Maria riescono, dopo diversi tentativi, a contattare la Provincia: i responsabili del settore hanno eseguito un sopralluogo qualche giorno fa e hanno preso atto della presenza di uno scivolo elettrico del valore di migliaia di euro che però risulta inefficiente senza la pensilina. «Sembra che la Provincia non sappia ciò che fa!Quandolo hanno installato a che pensavano? Lo hanno messo solo per parlare di una scuola “bella”?». Una situazione che rischia di diventare kafkiana.