La storia del capriolo investito in via San Pasquale, fortunatamente a lieto fine, ha purtroppo svelato un'amara verità. Se da un lato, infatti, ha messo in luce il buon cuore di veterinari pronti ad intervenire a proprie spese e l'abnegazione della polizia provinciale del distaccamento di Cassino, dall'altra ha evidenziato le difficoltà degli agenti sottoposti alle nuove leggi regionali. 

La storia

Un cittadino residente a Sant’Elia circa una settimana fa ha chiamato il distaccamento di Cassino della polizia provinciale, dicendo che in zona San Pasquale (a Cassino)  aveva avvistato un capriolo ferito. Una pattuglia si era recata subito sul posto, trovando un capriolo che trascinava in modo evidente una zampa posteriore. I capriolo, preso in cura dagli agenti della provinciale, doveva essere trasferito presso un apposito centro di recupero che, però, ha spiegato agli agenti di non essere attrezzato per interventi chirurgici  che dovrebbero essere svolti da studi veterinari esterni, precisando che in caso di fratture scomposte il viaggio potrebbe essere letale per l'animale selvatico,  ipotizzando anche l’abbattimento dello stesso qualora il trasporto gli avrebbe arrecato inutili sofferenze. Fortunatamente mentre si decideva sul da farsi, un cittadino della zona che incuriosito di era fermato ha indirizzato gli agenti verso un veterinario del posto. Il capriolo, caricato su un mezzo idoneo, è stato portato da un veterinario che gratuitamente lo ha operato evitandone l'abbattimento. L’operazione durata quasi tutta la notte ha avuto esito positivo.

Il problema

Il capriolo riesce già a stare in piedi, anche se per poco tempo, ed appena sarà possibile estrarre i chiodi dall’anca, verrà ricoverato presso un centro di riabilitazione per poi essere finalmente liberato in ambiente idoneo e sicuro. Purtroppo però le nuove norme regionali sembrano sottrarre all’unico organo deputato al recupero della selvaggina ferita, tale compito. Infatti un recente provvedimento regionale sottrae alle Province del Lazio tutta la materia ittico-venatoria di cui fa parte anche il recupero animali feriti. Paradossalmente mentre la vigilanza sulla caccia e sulla pesca potrà comunque essere esercitata dalla polizia provinciale grazie a numerose sentenze e norme sia regionali che nazionali sopravvenute e mai soppresse, il recupero della fauna rientrando più genericamente nella gestione della caccia, passa alla Regione che non ha un proprio corpo che possa occuparsi di ciò. A tal proposito si ricorda i numerosi esemplari di selvaggina salvati dalla polizia provinciale e liberati nel nostro territorio dopo la riabilitazione.  A questo punto sarebbe auspicabile la stipula di una convenzione come fatto da numerose Regioni che disciplini in maniera compiuta i compiti della provinciale con riferimento alle cosiddette “funzioni non fondamentali” o ancora meglio come avvenuto nella Regione Puglia la costituzione di un corpo di vigilanza regionale attraverso l’utilizzo del personale delle attuali polizie provinciali.