Questo il testo di una nostra lettrice che ha voluto dare il suo contributo. "In questo momento di drammatica emergenza, richiamare tutti ad un maggiore senso di responsabilità e di consapevolezza è sicuramente giusto e doveroso, rivolgersi con particolare attenzione ai giovani perché sono quelli che più frequentemente animano le movide, che più facilmente fanno gruppo, perché sembra che si sentano più immuni e propensi ad adottare comportamenti spregiudicati, va più che bene, però attenzione a non risolvere i problemi in maniera semplicistica e populista, attribuendo le colpe della velocità della diffusione del contagio solo a loro".

"Prima di tutto perché abbiamo l'obbligo oltre che il dovere di ricordare che esiste anche un'altra parte della popolazione, che potremmo definire più adulta e che comunque non solo ha disatteso divieti e restrizioni, ma che ha assunto analoghi comportamenti irresponsabili come l'assalto ai treni, le fughe nottetempo etc etc e di questo ne siamo tutti più che informati".

"Quello che non si deve assolutamente dimenticare o peggio ancora ignorare, è che esiste un'altra parte di giovani, più silente meno fragorosa che rischia di rimanere nascosta ma che con coraggio sta affondando con grande senso di responsabilità e serietà questa grave emergenza, che nonostante il desiderio legittimo di un rientro a casa con i propri familiari e amici, in cui la nostalgia diventa sempre più intensa nell'essere lontani e distanti rendendo ancora più schiacciante il carico emotivo di questi giorni, eppure sono rimasti lì, nelle zone rosse ad latro rischio del nord Italia, riconoscendo la serietà della situazione e sentendo la responsabilità che inopportuni movimenti ed improvvisati trasferimenti avrebbero potuto rappresentare pericolo per sé ma anche per gli altri, per i loro stessi familiari, amici e conoscenti, e verso cui hanno dimostrato un grande senso di rispetto. Ed è forte il senso di impotenza e di grave preoccupazione che avvolge i genitori di questi giovani, e senza nasconderlo spesso si viene colti da improvvise ansie e paure, dove a volte, senza vergogna, si accarezza la pericolosa tentazione di andare e riprenderli".

"Ma è proprio il loro coraggio e la loro determinazione che fa desistere, questi ragazzi di Alatri come Anita, Beatrice, Leonardo, Jacopo, Andrea, Laura, Alessandra dislocati a Milano, Bologna, Parma, Torino, pur impossibilitati già da tempo a frequentare università o luoghi di lavoro, stanno cercando di darsi forza anche rendendosi utili in attività di volontariato collaborando con protezioni civili e croce rossa, proprio in zone ad alto rischio. Ecco allora che quest'altra parte di giovani di Alatri, deve poter andare un riconoscente pensiero ed un forte ringraziamento per aver saputo dare dimostrazione di forza, coraggio, senso civico e grande responsabilità, non solo verso i loro familiari ma verso la società tutta".

Una madre a nome di tutte