«Non basta la legge per individuare la giustizia». Una posizione netta, quella del dottor Raffaele Cantone, già presidente dell'Anac, punta di diamante quando nella lotta alla corruzione. Un tema importante, affrontato nel palagio badiale di Cassino, in un territorio che da poco con le tenaci operazioni delle forze dell'ordine coordinate da una procura operosa ha guardato negli occhi i fenomeni corruttivi, portando alla luce un problema finora sommerso.

«Credo che questi siano territori in cui ci sia un buon senso civico, in grado di creare argini a certi fenomeni. C'è stata la tendenza a sottovalutare alcune presenze criminali ma ora il gap è stato superato. Le antenne, però, devono essere tenute dritte perché la criminalità organizzata è oggettivamente in grande difficoltà e in queste fasi cerca sempre nuovi posti in cui impiantarsi».

Non c'è contraddizione tra la coscienza e la legge, tema del libro presentato ieri.
Per i cristiani, come sottolineato da monsignor Vincenzo Paglia, l'unico vero punto di riferimento quando si parla di giustizia non può che essere Dio. «La contraddizione è fra l'esistenza di una giustizia superiore e un paradigma che è legalismo» ha continuato Cantone, che ha aggiunto: «La coscienza individuale non può essere un parametro per dire se una legge è giusta o no. La giustizia deve avere un volto umano e non vendicativo».

«Legge e coscienza si incontrano e contrastano le spinte giustizialiste. È giusto che l'imputato sappia che i processi abbiano tempi certi e che non siano già una sentenza di condanna, senza colpevolezza. Così come è evidente che la presunzione di non colpevolezza è ormai sempre più annullata già solo da un avviso di garanzia» ha sottolineato l'avvocato Sandro Salera. Che aggiunge: «La giustizia delle vittime deve accordarsi anche con un processo ragionevole: la giustizia giusta non è vendetta ma riconciliazione. L'incontro tra legge e coscienza può garantire quell'armonia sociale che manca da tempo».

«Si può sconfiggere l'ingiustizia della giustizia con la comprensione per il prossimo» ha detto monsignor Paglia. «Noi abbiamo una responsabilità maggiore perché il diritto e l'umanesimo sono nati qui».

Interventi d'eccezione traghettati dalla giornalista Nicoletti alla presenza dei vertici delle istituzioni: il rettore Betta, Di Mambro del Civico Sociale, il presidente dell'Ordine Giannichedda, l'abate dom Ogliari e del vicario generale della Diocesi.

Di assoluto spessore la riflessione del procuratore: «Siamo operatori del diritto ma dobbiamo ricordare che l'applicazione della legge è affidata agli uomini che devono ispirarsi alla loro coscienza che non è arbitrio ma è il sentire di appartenere a una comunità contemplando il bisogno di rigore e umanità, di comprensione e severità».