Dopo tre anni di blocco degli aumenti delle aliquote delle imposte e tasse locali, da quest'anno è ritornata la facoltà di manovrare di nuovo la leva fiscale a livello locale. Se sul versante delle Regioni non sono stati apportati aumenti di aliquote, diversa e variegata è la situazione per quanto riguarda le tasse comunali. Il quadro è, tuttavia, ancora incompleto in quanto, non tutti i Comuni hanno pubblicato le aliquote dell'Imu e delle addizionali comunali Irpef sul sito del Ministero dell'Economia. Ma come sta andando? Sulla base della seconda rilevazione del Servizio Politiche Territoriali Uil, aggiornata al 26 luglio, sulle tre maggiori imposte e tasse dei Comuni (Imu/Tasi, Irpef comunale e Tari), non sono molti i Municipi che stanno rivedendo le aliquote e le tariffe, ma si tratta comunque di ritocchi di peso.

Tra questi Frosinone è quello che meglio si è distinto per una revisione a favore dei cittadini delle aliquote, in special modo quelle relative alla Tari. In generale, risultano più contenuti gli aumenti dell'Imu/Tasi, mentre si agisce di più sul versante delle addizionali comunali Irpef. Il quadro che riguarda la Tari (Tassa Rifiuti) si presenta, invece, più variegato. Oltre ai rincari, fortunatamente si registrano anche alcune riduzioni (poche, in realtà, tra cui comunque Frosinone). Per quanto riguarda le Città capoluogo, non sono molte quelle che hanno apportato modifiche, perché la stragrande maggioranza aveva già portato il livello della tassazione al massimo (Imu/Tasi e Irpef comunale), prima del blocco triennale delle aliquote.

Imu
Alla data del 26 luglio, le aliquote sono state quest'anno riviste al rialzo in oltre 215 Comuni, tra cui 4 Città capoluogo (Torino,La Spezia, Pordenone e Avellino). In particolare, ad Avellino l'aliquota per le seconde case e altri immobili tra Imu/Tasi sale dal 10,5 per mille al 10,6 per mille; a Torino si sono modificate alcune aliquote e, in particolare,quella sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 per mille al 7,08 per mille, mentre quella a canone libero dall'8,6 per mille al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l'aliquota sale dal 4,6 per mille al 6 per mille; a Pordenone sui negozi sfitti l'ali quota sale al 10,6 per mille dall'8,85 per mille. Di segno opposto le scelte fatte a Firenze, Grosseto, Pavia, Lucca, Taranto, Vercelli dove le aliquote scendono. In particolare, a Firenze l'aliquota per le case affittate a canone libero scende dal 7,6 per mille al 5,7 per mille; mentre a Grosseto e Pavia scende rispettivamente dall'8,6 per mille all'8 per mille e dal 10,6 per mille al 9,6 per mille; a Lucca è stata azzerata la Tasi; a Taranto l'aliquota per i fabbricati industriali passa dal'11,4 per mille al 10,6 per mille; a Vercelli l'aliquota per gli immobili locati passa dall'8,5 per mille all'8 per mille. Poi ci sono moltissimi Comuni compresi alcuni capoluoghi, che, senza abbassare le aliquote, hanno però semplificato il sistema con l'accorpamento della Tasi all'Imu. A Frosinone l'aliquota, dopo l'approvazione del bilancio, non è stata variata e non ha subito aumenti.

Addizionale Irpef
Più gettonatigli aumenti delle aliquote delle addizionali comunali Irpef, dove esistono maggiori margini di aumento: sempre alla data del 26 Luglio, su 4.078 Comuni, che hanno comunicato le loro scelte sul sito del Ministero dell'Economia,566 (il 14% del totale)ha scelto di aumentare le aliquote e di rimodulare le esenzioni abbassandone la soglia, tra questi 7 Città capoluogo di provincia (Mantova, Rimini, Barletta, Avellino, Trapani, Lecce e Carrara). A Barletta, che suddivide l'aliquota in base al reddito, l'aliquota sul primo scaglione di reddito (15 mila euro) passa dallo 0,2% allo 0,5%; quella sul secondo scaglione di reddito (fino a 28mila euro) passa dallo 0,4% allo 0,6%; quella fino a 55 mila euro di reddito passa dallo 0,6% allo 0,7%.
Ad Avellino l'aliquota passa dallo 0,7% allo 0,8%, confermando la soglia di esenzione a 15 mila euro; anche a Lecce passa dallo 0,7% allo 0,8% confermando la soglia di esenzione a 12.500 euro; mentre a Carrara da un sistema di aliquote progressive che andavano dallo 0,44% allo 0,8% quest'anno viene applicata l'aliquota unica dello 0,8%. A Trapani la soglia di esenzione viene ridotta da 13.000 euro a 10.000 euro. Mantova e Rimini hanno, invece, deciso di abbandonare l'ali quota "piatta" per il sistema degli scaglioni progressivi di reddito. Rispettivamente a Mantova fino allo scorso anno c'era l'aliquota dello 0,4% e da quest'anno si applicheranno aliquote comprese tra lo 0,38% e lo 0,8%; mentre a Rimini dallo 0,3% dello scorso anno si passa ad aliquote comprese tra lo 0,55% e lo 0,8%. Oltre ai rincari ci sono Comuni (122) che hanno scelto di diminuire il carico fiscale tra cui Bologna e Forlì. A Bologna la soglia di esenzione passa dai 14 mila euro dello scorso anno ai 15 mila euro di quest'anno; a Forlì la soglia è stata portata a 15.000 euro a fronte degli 8.000 dello scorso anno; Lucca ha diminuito la prima aliquota (dallo 0,59% allo 0,58%); mentre Pisa aumenta la soglia di esenzione da 12.000 a 15.000 euro. Nel capoluogo ciociaro l'addizionale comunale Irpef non ha subito variazioni. 

Tari
Dalla rilevazione su una famiglia con abitazione di 80 mq e quattro componenti emerge che, nel 2019 la Tari aumenta in 44 Città capoluogo di provincia (4 Città su 10), tra cui Catania, Torino, Genova, Trieste e Napoli;rimane stabile in 26 città, tra cui Milano,Roma,Bologna; diminuisce in 35 città, tra cui Cagliari, Firenze e Venezia. In particolare tra il 2018 e il 2019, a Matera si registra un aumento del 19,9%; a Catania del 17,9%; a Pistoia del 16,2%; a Imperia del 15,7%; a Chieti del 14,6%. Invece, a Trapani nell'ultimo anno si assiste a una diminuzione del 16,8%; a Potenza del 13,7%; a Frosinone del 13,2%; ad Avellino del 7,8%%; a Pisa del 7,1%. Nelle città metropolitane, invece, la Tari aumenta del 17,9% a Catania; a Napoli e Messina dell'1,9%; a Palermo dell'1,5%; a Genova dello 0,8%; a Torino dello 0,7%. Rimane invariata a Bologna, Bari, Reggio Calabria, Milano e Roma. Diminuisce, invece, dell'1,5% a Cagliari e Firenze e del 2,6% a Venezia. In valori assoluti, il costo maggiore si registra a Trapani con 550 euro medi l'anno a famiglia; a Benevento se ne pagano 492 euro; ad Agrigento 470 euro; a Reggio Calabria e Salerno 461 euro. Per quanto riguarda le grandi Città (Città metropolitane): a Cagliari la tassa sui rifiuti pesa per 447 euro medi a famiglia; a Napoli 442 euro; a Messina 438 euro; a Catania 403 euro; a Bari 380 euro; a Genova 358 euro. Si paga un po' meno a Bologna (229 euro medi); a Firenze (235 euro); a Palermo (281 euro); a Roma (308 euro); a Torino (326 euro); a Milano (338 euro); a Venezia (342 euro).

Quanto si paga?
Nel 2018 tra Imu/Tasi, Irpef comunale e Tari il gettito medio pro capite è stato di 1.340 euro annui. In particolare per l'Imu/Tasi altri immobili l'esborso è stato di 814 euro medi annui; per l'Irpef comunale si sono pagati 224 euro medi; per la Tari 302 euro medi. A Roma l'esborso medio è stato di 2.267 euro medi; a Torino di 1.952 euro; a Genova 1.923 euro; a Milano 1.888 euro; a Napoli 1.791 euro. Complessivamente, nelle casse dei Comuni nel 2018 sono entrati 34,3 miliardi di euro di cui: 21 miliardi di euro per l'Imu/Tasi; 4,6 miliardi di euro per l'addizionale comunale Irpef e 9 miliardi di euro per la Tari.
«Dopo tre anni di blocco delle imposte locali -spiega Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil-, vi è una ripresa ad aumentare la pressione fiscale a livello locale. Riteniamo fondamentale riprendere il cammino delle riforme e completare il percorso del decentramento amministrativo e fiscale , che si è bloccato negli ultimi anni. Così come va semplificato il meccanismo, riunendo in un'uni ca imposta l'Imu e la Tasi, tanto più che le due imposte agiscono sulla stessa base imponibile. Occorre dare una "scossa" alla nostra economia e l'unica via è quella di ridare un po'di fiato ai salari e alle pensioni. La riforma del fisco di cui tanto si parla in questi giorni, deve partire da un punto chiaro e ben preciso: meno tasse, a tutti i livelli, su salari e pensioni, per rilanciare il potere d'acquisto».