Quota 100 è il provvedimento inserito nel capitolo di previdenza del cosiddetto "decretone" varato dal governo a gennaio. Nella sostanza si tratta della possibilità di richiedere la pensione in maniera anticipata attraverso una nuova strada delimitata dal "paletto" di 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva (come requisito principale). A livello nazionale, a fine marzo, erano state presentate oltre 100.000 domande. E oltre 1.100 in provincia di Frosinone.

Se da una parte il provvedimento dà un'ulteriore opzione per l'uscita anticipata dal lavoro, dall'altra, se non governata con massima attenzione, potrebbe causare problematiche di ricambio, conseguenti alla mancanza di turnover. La questione assume connotazioni di rilievo anche quando si parla del comparto scolastico. Più volte, organizzazioni sindacali e associazioni del settore, ma non soltanto, hanno acceso i riflettori sulle difficoltà riscontrate dal punto di vista numerico: tra personale docente e Ata (il personale amministrativo, tecnico e ausiliario). Così a livello nazionale, come in Ciociaria. E Quota 100 potrebbe acuire questa situazione. Dalla provincia di Frosinone sono state inoltrate circa 170 richieste. E a queste va aggiunto il personale che accederà alla pensione con i requisiti riconducibili alla legge Fornero. Complessivamente si tratta di uscite per circa 350 unità.

«L'esodo di personale della scuola dovrebbe spingere il Governo a prendere in carico seriamente un massiccio piano di assunzione per combattere la piaga del precariato che, da anni, è uno dei mali principali della scuola italiana -afferma Carlo Ferrazzoli, segretario Cisl Scuola Frosinone- Quota 100 ha riguardato, ovviamente, anche il mondo della scuola: al 28 febbraio sono state 16.800 le domande di cessazione presentate dal personale educativo, docente e Ata sull'intero territorio nazionale. Le ragioni che hanno portato così tanti lavoratori a usufruire di questa possibilità meritano una riflessione: più della metà degli intervistati, in un rilevamento effettuato dalla Cisl Scuola, infatti, ha denunciato o un'esplicita condizione di stanchezza (22,6%) o comunque la convinzione di avere già lavorato abbastanza (29,5%). In più, se ci soffermiamo sulle ragioni che, a loro avviso, sarebbero un valido incentivo a restare in servizio, il 70% insiste sulla necessità di incrementi stipendiali e sul riconoscimento di un maggior prestigio sociale. Il precariato, d'altro canto, resta una piaga e gli effetti ricadono sia sullo stesso docente precario che sulla qualità generale della scuola. Difatti, più il lavoro è precario e meno lo si riesce a gestire. Sarebbe auspicabile -conclude Ferrazzoli- da parte del Governo una presa in carico della questione e di una procedura riservata per l'assunzione nei confronti di chi lavora da almeno trentasei mesi».

La situazione, al netto di una "scopertura" che già esiste nel territorio, presenta attualmente un punto interrogativo in vista del prossimo anno scolastico. L'incognita è quella del rimpiazzamento con il rischio, per quanto riguarda le cattedre, di supplenze. E di aumento del precariato. La maggioranza delle richieste effettuate per andare in pensione arriva, infatti, dal corpo docente. Così come conferma Bianca Teresa Scialò, segretaria della Flc Cgil Frosinone Latina. Massima attenzione da parte della sindacalista per un tema di stretta attualità. Auspica benefici che, al momento, Quota 100 non ha ancora portato. E sottolinea i numeri alti relativamente al precariato. Sul tema interviene anche Mario Luigi Luciani, presidente dell'associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola. «Quota 100 -sottolinea- rappresenta un'occasione per quel che concerne il ricambio generazionale, ma d'altro canto deve essere gestita nel migliore dei modi affinché non si creino dei problemi. Non diamo un giudizio nel merito del provvedimento, ma auspichiamo che vengano effettuati gli interventi necessari per scongiurare un'ulteriore carenza di personale».