Il meccanismo di riconoscimento del reddito di cittadinanza «comporta trattamenti su larga scala di dati personali, riferiti ai richiedenti e ai componenti il suo nucleo familiare (anche minorenni) ai quali è riconosciuta la massima tutela in ragione della loro attinenza alla sfera più intima della persona o perché suscettibili di esporre l'interessato a discriminazioni».
Lo afferma l'Autorità garante della protezione dei dati personali, in una memoria depositata in commissione Lavoro al Senato, che sta esaminando il decreto legge.

Le norme del decreto legge, aggiunge il Garante, «presentano rilevanti criticità». L'attuazione, si sottolinea inoltre «non può eludere le garanzie dei diritti e delle libertà sancite dalla disciplina di protezione dati, in danno proprio delle persone che tale beneficio intende invece tutelare». Il trattamento dei dati personali, «anche se effettuato da amministrazioni pubbliche e preordinato, come in questo caso, al perseguimento di motivi di rilevante interesse generale, deve essere progettato e impostato secondo i principi del regolamento europeo sulla protezione dei dati», rileva l'Authority