Unicoop Tirreno investe in Toscana sui prodotti a marchio, annunciando una riduzione dei prezzi in difesa del potere di acquisto delle famiglie, senza però costringerle a rinunciare alla qualità dei prodotti.

Parallelamente però la cooperativa sembra intenzionata a proseguire un piano di rientro del debito milionario cumulato negli anni e in virtù del quale, ormai cinque mesi fa, aveva annunciato la cessione di otto punti vendita del basso Lazio.

Un piano modificato in corso d'opera, dopo che a settembre il Mise aveva chiesto di rivedere il piano industriale per cercare di salvaguardare il posto di lavoro dei 270 dipendenti.
A dispetto del tempo trascorso, la vertenza che oggi riguarda 145 dipendenti, è giunta a una fase di stallo. Nel corso degli ultimi incontri con sindacati e parti sociali, i vertici della cooperativa Toscana hanno ribadito la volontà di chiudere i quattro punti vendita a media superficie di Velletri, Pomezia via Cavour, Frosinone e Aprilia e di ridimensionare l'altro punto vendita di Pomezia, quelli di Genzano e di Colleferro. Ai dipendenti che accetteranno il trasferimento – in Toscana o nella Provincia di Viterbo – la cooperativa assicurerebbe un incentivo all'esodo di 7 mila euro, 35 mila euro lordi verrebbero messi a disposizione dei dipendenti accetteranno la risoluzione del rapporto di lavoro, mentre Unicoop, nel corso dell'ultimo incontro ha rigettato l'ipotesi di fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria, richiesta invece dai sindacati.

Insomma decine di incontri al Mise e in Regione, anche con l'interessamento della politica a più livelli, ad oggi non hanno prodotto i risultati sperati. E, in vista degli incontri che si susseguiranno a partire dalla prossima settimana, l'accordo tra le parti sembra sempre più lontano. «I vertici della cooperativa – spiega il segretario della Fisascat Cisl Vincenzo Dell'Orefice – hanno rigettato l'ipotesi di ricorso alla cassa integrazione straordinaria, proposta avanzata dai sindacati, ribadendo invece le proprie posizioni. Un piano di gestione degli esuberi inadeguato».

Ora l'ultima parola spetterà ai lavoratori coinvolti, che si riuniranno proprio per decidere se accettare o rigettare una proposta che i sindacati ritengono inadeguata.