Un aumento salariale del 10% a regime in quattro anni per i lavoratori del gruppo Fca in vista del rinnovo del contratto che scade a fine anno. Lo chiedono i sindacati che hanno sottoscritto ai tempi in cui Sergio Marchionne era Ad della casa automobilistica il contratto specifico, fuori da quello collettivo valido per gli altri metalmeccanici.

Nel corso della riunione che si è svolta ieri pomeriggio a Roma i sindacati firmatari hanno sottoscritto una nota dove viene richiesto un incremento complessivo del 10% della paga base, che rapportandolo mensilmente (13 mensilità) è pari a 175,30 euro, scrivono in una nota congiunta Fim, Uilm, Fismic e Ugl. È stata anche chiesta «la riconferma dell'attuale sistema premiante che nell'ultimo triennio ha mediamente erogato per i lavoratori Fca 4.279 euro. La piattaforma verrà sottoposta al voto delle Rsa di tutti gli stabilimenti l'8 e 9 novembre.

Dalla Fiom (sindacato non firmatario delle intese con Fca), Michele De Palma commenta sarcastico:«Un primo risultato lo abbiamo raggiunto. I sindacati firmatari il "contratto Fiat" chiedono aumenti in "paga base": cari delegati Fiom ci abbiamo messo otto anni ma alla fine l'hanno capito!». Ma intanto, oltre il contratto, preoccupa anche e soprattutto la situazione delle produzioni nello stabilimento cassinate.
A intervenire è il consigliere regionale di Fi Pasquale Ciacciarelli, che spiega: «Se nel 2019 lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano non vedrà la produzione di una nuova vettura si inaugurerà una parentesi negativa sotto il profilo occupazionale non solo per lo stabilimento cassinate, ma per l'intera provincia di Frosinone, in quanto i modelli Alfa Romeo Giulia, Giulietta e Stelvio non riescono a garantire la saturazione delle linee. Ciò comporterebbe periodi di cassa integrazione. Ritengo che la nuova governance Fca debba mantenere gli impegni presi su Cassino considerata la centralità dello stesso stabilimento».