C'erano una volta le sale giochi. Erano il punto di aggregazione giovanile per eccellenza. Poi, pian piano, sono andate scomparendo. C'era una volta un cinema: dagli adolescenti ai trentenni si ritrovano al "Rapido" in viale Dante. Poi ha abbassato la saracinesca. C'era una volta la vitalità culturale: dal teatro Manzoni agli spettacoli in Aula Pacis. Ora non c'è più nulla.
C'è come la sensazione che Cassino non abbia più nulla da dire, più nulla da offrire ai suoi giovani. Era la città intorno a cui "ruotavano"tutti i ragazzi dei centri limitrofi. Adesso non ci passano neanche per sbaglio. E i ragazzi di Cassino, appena possono, emigrano fuori. Per gli under trenta manca un centro di aggregazione giovanile. Ma non è la sola criticità.
Mancano strutture sportive comunali, manca un campo da calcetto dove dare due calci a un pallone, fare sport e socializzare. Manca una sala musica, un caffè letterario. Manca un'offerta decente per attrarre gli universitari. E difatti nelle scorse settimane i rappresentanti degli studenti hanno fatto sentire la loro voce. Alle loro si sono aggiunte altre associazioni. E oggi altre ancora. 

Il grido di dolore
«A Cassino l'unico passatempo nelle serate del fine settimana è bivaccare davanti ai bar tra un alcolico ed un altro. Non c'è musica, non c'è un punto di aggregazione, non c'è un campo comunale per lo sport, non ci sono artisti di strada, non ci sono spettacoli teatrali, non c'è un cinema, non c'è un museo, non c'è pressoché nulla. Di recente ci si è lamentati molto degli episodi di violenza frequenti soprattutto nel fine settimana, ma del resto sono figli del vuoto culturale che vige in questa cittadina di quarantamila abitanti,dal passato glorioso, come testimoniano i monumenti e gli illustri natali dati a molti personaggi, ma dal presente in balìa di una classe politica che, priva di cultura anch'essa, si concentra a spartirsi le poltrone, i titoli egli spazi sui giornali, senza avere una benché minima idea di cosa abbia bisogno una città per vivere bene». A parlare è Simone Sambucci, 28 anni, giovane musicista locale. Che chiosa: «La politica fatta senza ideali è la cosa più brutta che potesse capitare a Cassino da circa 20 anni a questa parte. L'unico centro di aggregazione giovanile decente è stato lo skate park, ma è morto subito.
Non si fa nulla per incentivare lo sport, che è portatore di valori, ne tanto meno per valorizzare l'area archeologica».

Nel mirino ovviamente non c'è l'amministrazione comunale. O almeno, non solo. Il problema viene da lontano. Certo, non si sta facendo nulla per intervenire.
Questo è il punto di vista di Danilo Evangelista di "Risorgimento Cassinate" che ai politici locali e alle istituzioni a tutti i livelli dice: «Fate presto! Questa città è morta. Ci si lamenta dell'insicurezza ma non si fa nulla per intervenire. La delinquenza non è altro che la conseguenza del fatto che in questa città manca la cultura dell'in trattenimento. I giovani escono sempre più spesso fuori: io credo che bisogna coinvolgere subito gli imprenditori per costruire strutture adatte».

Staccano pure la corrente
Chi in città si occupa ormai da anni della questione giovanile è il responsabile di Exodus Luigi Maccaro. Che argomenta: «Il vero grande problema non è che manca il cinema o il teatro, ma che manca la consapevolezza del bisogno di investire sulle politiche giovanili. E quest'amministrazione non ha neanche un assessorato dedicato ai giovani, nessuno sembra avere a cuore i ragazzi. Poi, certo, servono i soldi: credo che potenziare la villa comunale e farla diventare un vero centro di aggregazione giovanile sarebbe la cosa più naturale. Tempo fa proposi di affidare le ex case cantoniere come centri di aggregazione, consapevole del fatto che già all'epoca mancavano questi spazi. Le porte di Exodus per permettere ai ragazzi di fare una partita a calcetto sono sempre aperte, ma bisognerebbe investire anche negli oratori e nelle scuole. Apprendiamo invece che all'unico centro di aggregazione presente oggi al "Baden Powell" è stata staccata la corrente perchè il Comune non poteva sostenere le spese». Un selfie che ben fotografa qual è la voglia di investire sui giovani