Senza la certificazione sui vaccini a scuola (al nido e all'asilo) non si entra. Più chiaro di così. Il messaggio dei presidi, in un clima di grande incertezza sull'argomento, non ammette repliche. Nel luglio 2017, l'allora governo Gentiloni, con il ministro Lorenzin, aveva esteso a dieci i vaccini obbligatori. Per essere ammessi in classe, lo scorso anno scolastico, i genitori avevano presentato un'autocertificazione, attestante di aver completato tutti i vaccini obbligatori oppure una dichiarazione con la quale si impegnavano a fare (o avevano prenotato) quelli mancanti. Il nuovo esecutivo, a guida 5 Stelle-Lega, con una circolare dei ministri della Salute e dell'Istruzione, Giulia Grillo e Marco Bussetti, aveva deciso di prorogare per un altro anno le autocertificazioni. Quindi, in Senato è stato votato un emendamento (che dovrà passare alla Camera, ma che ha già scatenato un'infinita polemica) che posticipa di un altro anno l'obbligo di presentazione del certificato vaccinale.
Ma la posizione dei presidi, ribadita dal presidente dell'Associazione nazionale dei dirigenti e alte professionalità della scuola Antonello Giannelli resta irremovibile. Una circolare non può abrogare la legge, ergo a scuola si entra con una certificazione e non con l'autodichiarazione. Concetto ribadito anche da Mario Luigi Luciani, presidente per la provincia di Frosinone dell'Anp. «Noi siamo garanti e rispettosi della legge -dice Luciani- Stante la legge com'è adesso ne pretendiamo il rispetto. Tanto più che l'autocertificazione si presta a tante cose».
Non ultimo il caso della madre bresciana che con un post ha confessato di aver falsificato i certificati vaccinali ed è stata denunciata. «Non è legale autocertificare lo stato di salute -rincara la dose Luciani- Lo abbiamo detto, con il nostro presidente nazionale, ai ministri della salute e dell'Istruzione».
Senza certificato a scuola non si entra? «La legge dice questo -chiarisce il rappresentante dei presidi- Tuttavia la legge prevede un minimo di flessibilità, ci sono delle eccezioni come alcune esclusioni o certificazioni parziali». È il caso, per esempio, dei bambini immunodepressi che non possono essere vaccinati in quanto soggetti a complicazioni rischiose. I presidi rischiano di essere schiacciati, da una parte dall'obbligo di legge, dall'altra dalle incertezze create dal nuovo governo e dalle richieste di chiarezza delle famiglie.
«Noi tuteliamo la salute di tutti -prosegue Luciani- Le certificazioni sono cose serie. Noi abbiamo rapporti con le Asl che ci restituiscono i dati elaborati. Ma, al tempo stesso, non abbiamo poteri ispettivi o sanzionatori. I presidi, in questo momento, sono in grossa difficoltà». Tuttavia, la posizione non muta: «Non ci sono deroghe o eccezioni -conclude il presidente provinciale dell'Anp- Se il governo non decide, non ci sarà niente di diverso».
Sulla stessa linea il dirigente scolastico del comprensivo Frosinone IV, Giovanni Guglielmi: «Se il governo non prende posizione, noi rimaniamo con la vecchia normativa. A questo punto non so se basterà l'autocertificazione o la convalida dell'Asl».
C'è il problema dell'anagrafe vaccinale, operativa nel Lazio, anche se non tutte le Asl hanno completato il percorso. Il rischio è che ora sui presidi finisca per incombere l'onere di verificare se all'autocertificazione corrisponda una reale vaccinazione. I presidi poi sono consapevoli di trovarsi tra i due fuochi, soprattutto laddove ci sarà la spinta dei genitori dei bimbi immunodepressi (ma anche degli altri vaccinati) a verificare che nell'ambiente scolastico siano tutti vaccinati.
«Una preoccupazione comprensibile», afferma una preside, ormai assuefatta all'idea che «scaricheranno tutto su di noi l'accertamento delle vaccinazioni. Sarà un avvio di anno complicato».