«Il mondo del lavoro è cambiato: occorre reagire e adattarsi in fretta. Non esistono alternative». Giovanni Turriziani, presidente di Unindustria Frosinone, è abituato a guardare avanti. Lo fa anche nel tracciare un bilancio di fine anno che al tempo stesso rappresenta pure una sorta di manifesto per il 2018. Lo abbiamo intervistato.

Allora Turriziani, se ne va anche l'Ideal Standard. Parliamo di altre centinaia di posti di lavoro in meno.
«È perfino banale parlare di rammarico. Il "fine corsa" è sempre amaro quando un'impresa e un prodotto ritengono che non ci sia più spazio su un territorio. Ma c'è anche chi ha deciso di restare: penso a Froneri. Nel mondo del lavoro siamo ad una specie di "turn over". Noi dobbiamo riuscire a rallentare la fase di uscita. Roccasecca, per esempio, è esclusa dall'area di crisi complessa Ferentino-Anagni, che è più appetibile. Dobbiamo pensare a strumenti del genere pure per le aree di Cassino e Sora».

Ma come si fa, invece, a favorire la fase di entrata?
«Semplificando. L'iter amministrativo e le autorizzazioni per esempio. Puntando sulle imprese che fanno innovazione. Ma pure sostenendo le nostre eccellenze, che sono tante. I dati dell'export dicono che in questa provincia tirano settori come l'automotive, la farmaceutica, la chimica. Sono il fiore all'occhiello, dobbiamo difenderli. Così come va sottolineato l'ottimo lavoro svolto dalla Camera di Commercio e dall'Aspiin per quanto riguarda settori come l'alimentare, il food. Ci sono tante aziende medie, di nicchia, che rappresentano un patrimonio importante per l'economia di questa provincia».

Però il problema resta quello dei posti di lavoro.
«È vero, ma pure in questo caso bisogna sapersi adattare. Il dato + 28% dell'export significa che ci sono spazi sui quali puntare. Magari serve più lavoro qualificato. Però non possiamo svicolare: occorre abbattere i tempi burocratici e accelerare sulle autorizzazioni alle imprese. Colgo l'occasione per ringraziare il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe, che a livello nazionale sta portando avanti un'azione importante su questo fronte. E i risultati verranno».

La burocrazia però spesso occupa il vuoto della politica. Secondo lei la classe dirigente cosa dovrebbe fare?
«Dovrebbe dimostrare di avere la schiena dritta nel contemperare tutti gli interessi: ambiente, produzione e lavoro non sono mondi in contrapposizione. Vanno in contrapposizione se ci sono speculazioni finalizzate ad ottenere consenso. Questo è il punto. È possibile avere cicli di produzione a minore impatto ambientale».

Come si semplifica nel concreto?
«Modificando i testi amministrativi. Puntando sull'autocertificazione e sui protocolli di intesa».

Cioè lasciar fare agli imprenditori e controllare dopo?
«La sintesi è corretta».

Ma è vero che in provincia di Frosinone ci sono oltre venti aziende in attesa da tempo di autorizzazioni integrate ambientali? Oltre ad un migliaio di autorizzazioni semplici ancora da sbloccare?
«Certamente sì. Insisto: semplificare e autorizzare. La ricetta non può essere che questa».

Nuova frenata sulla Camera di Commercio del Basso Lazio, comprendente Frosinone e Latina.
«La reputo una mancata opportunità. L'ente camerale di Frosinone si è molto impegnato per raggiungere questo obiettivo, insieme alle associazioni e alle imprese del territorio. Il cambiamento va cavalcato e una Camera di Commercio del Basso Lazio sarebbe l'ottava in Italia. Con un peso politico, economico ed industriale indubbiamente maggiore. Resta da vedere se anche a Latina hanno la stessa determinazione di Frosinone. Quello che posso dire è che Unindustria è a favore».

Quando presenterà il progetto di una città intercomunale?
«Mi lasci aggiungere che abbiamo l'opportunità di presentarci al nuovo appuntamento per una Camera di Commercio unica con un "look" migliore. L'obiettivo è quello di un progetto che abbia il capoluogo fulcro di un'aggregazione con i paesi limitrofi. Per un totale di 150.000 abitanti. L'iter è avviato, a gennaio inizieremo a confrontarci con gli amministratori locali. In estate presenteremo il tutto».

Non pensa che più di qualche amministratore potrebbe stare sulla difensiva?
«Noi illustreremo un progetto che rappresenta un'opportunità, non una minaccia. Avere una visione di "grande capoluogo" è fondamentale. Specialmente sul versante della pianificazione. Penso a temi come l'urbanistica, l'ambiente, i trasporti, i rifiuti».

Con quale tipo di strumento pensate si debba proseguire lungo questa strada?
«Noi guardiamo all'obiettivo, che è l'unificazione. La carta dei servizi è uno strumento che esiste, ma che ha poche finalità. Noi intendiamo studiare e illustrare l'approccio ad un diverso modo di affrontare la gestione di determinati servizi».

La provincia di Frosinone da tempo non esprime un ministro o un sottosegretario. Non crede che la mancata presenza nei luoghi dove si decide penalizzi questo territorio?
«Diciamo così: mi auguro di avere nel prossimo futuro almeno un sottosegretario come interlocutore».