La presenza di un nucleo familiare, composto da madre e figlio, alla stazione ferroviaria di Frosinone, sollevata da Ciociaria Oggi nei giorni scorsi, ha attirato, l'attenzione di alcuni cittadini.
«Il Comune di Frosinone – ha dichiarato Antonio Loreto, dirigente del settore welfare – segue già la famiglia da marzo 2017. Il servizio sociale dell'ente è prontamente intervenuto sin da allora, assegnando a madre e figlio un appartamento in affitto, di cui l'Ente ha pagato le spese. Tale misura, dettata da urgenza e inserita all'interno di un progetto ad hoc finalizzato al reinserimento sociale, ha avuto una durata di tre mesi. Dalle ricerche condotte dagli uffici, è emerso il fatto che il giovane, seppure nato ad Alatri, è residente a Roma; sua madre, residente nel capoluogo, ha, invece, parenti ad Alatri. Prima della scadenza del contratto abitativo sottoscritto dall'Ente, il personale del settore comunale ha convocato madre e figlio per concordare, insieme, delle soluzioni alternative, coinvolgendo anche la Caritas. L'ufficio ha, quindi, individuato una soluzione: l'inserimento del ragazzo all'interno di una struttura di accoglienza a Ceccano e il rientro della signora all'interno del nucleo della famiglia di origine, ad Alatri. Entrambe le proposte, verbalizzate, sono state, di fatto, rifiutate e madre e figlio hanno interrotto i contatti con l'Ente. Mi preme sottolineare che la soluzione di accoglienza è tuttora valida: ci auguriamo che la signora e il giovane accettino di poter usufruire, così, del calore e del conforto di una casa».
Ogni giorno bisogna prendere almeno due treni per andare e tornare da lavoro o dalla sede dell'università. Tra ritardi, guasti sulla linea, carrozze affollate. La vita dei pendolari è fatta così: sempre in viaggio, a contatto con persone, storie e luoghi. Le stazioni rappresentano uno snodo fondamentale per chi si trova a dover fare la spola tra una parte e l'altra della regione. La linea Roma-Cassino è frequentata da migliaia di persone, sia della provincia di Frosinone, sia dell'area metropolitana della Capitale. E nel punto intermedio si trova proprio il capoluogo, per il quale transita parte del traffico diretto anche in Campania e Molise. La stazione di Frosinone non è certo la più grande della Fl6. Eppure riesce ad accogliere quotidianamente migliaia di passanti che la attraversano per raggiungere le vetture. Durante il giorno vede un grande viavai, soprattutto tra le 6 e le 8, tra le 12 e le 14 e tra le 18 e le 22. Nei cosiddetti orari di punta i frequentatori, presi dai diversi impegni, si lasciano accompagnare dalla moltitudine che condivide queste azioni ordinarie. Dalle 22.30 in poi, però, lo scenario inizia a cambiare. Sempre meno persone arrivano o partono. Nella sala d'aspetto restano una manciata di frequentatori, molti dei quali hanno fatto di quest'area una sorta di rifugio notturno per proteggersi dal freddo e da possibili malintenzionati.
Le testimonianze
Quest'anno ci sono stati diversi episodi di cronaca che hanno visto coinvolte perlopiù donne, pendolari della tratta Roma-Cassino. Queste notizie hanno contribuito a generare paura e senso di insicurezza. A causa anche della presenza di volti poco rassicuranti, in particolare nell'accesso di via Pergolesi.
«Dopo le 21 non mi sento molto sicura a frequentare da sola il sottopassaggio - ha spiegato Gaia, giovane studentessa del capoluogo - Se posso, evito di prendere il treno tardi, perché non si sa mai chi si potrebbe incontrare e penso che non ci siano sufficienti controlli nella zona posteriore della stazione».
Una sensazione condivisa da molte sue coetanee, ma anche da persone adulte.
«Le stazioni sono luoghi di passaggio importanti, che andrebbero anche valorizzati come possibile - ha commentato Lorenzo - Quella del capoluogo è poi un'infrastruttura importante, che serve non solo la città, ma molti comuni del circondario sprovvisti di fermate. In genere, quando la sera si scende dal treno si cerca di fare in fretta nel raggiungere la propria automobile per tornare a casa, perché non c'è quella serenità che permette di pensare magari di intrattenersi per due chiacchiere con amici e compagni di viaggio».
«Anche altri servizi del posto non funzionano, secondo me - ha concluso Alessandra - I bagni sono sempre sporchi e sprovvisti di carta e altri materiali. Anche se siamo tutti consapevoli della loro esistenza in pochi ne fanno uso e a quanto pare anche in maniera incivile».
Gli ultimi interventi
Grazie agli interventi di Ferrovie dello Stato alcune migliorie sono state apportate. È stata rifatta la pavimentazione, l'illuminazione pubblica ora riesce a coprire anche l'uscita delle scale e dello scivolo, le pareti sono state imbiancate. Ma c'è ancora molto da fare.
Veronica Conti
di: La RedazioneUna stazione che, di notte, diventa l'unico tetto disponibile per gli "invisibili", persone che non hanno una casa né un lavoro. Sono extracomunitari. Ma non solo. Le panchine all'interno della sala d'aspetto diventano giaciglio per coloro che cercano conforto in queste fredde notti autunnali. Quando il viavai del giorno, tra un treno che parte e uno che arriva, si è placato, l'aria si fa pungente e il silenzio è spettrale: quello che dovrebbe essere un posto sicuro dove poter attendere la corsa, diventa "terra di nessuno". O meglio, "terra di invisibili".
La situazione
Le sensazioni di insicurezza che si provano non cambiano quando si attraversa il sottopassaggio della stazione che porta ai binari e all'uscita di via Giovanni Battista Pergolesi. Il cartello che indica le varie fermate è leggibile, ma soltanto parzialmente. Una parte, infatti, è stata fatta oggetto del divertimento di qualcuno che ha pensato bene di bruciarla. Il cigolio delle rotaie annuncia l'arrivo di un treno, qualcuno scende e accelera il passo per rincasare. Non ci si può sentire sicuri. E chi per necessità è costretto a tornare a casa quando il sole ormai non splende più è, spesso, atteso sulla banchina da un proprio caro. Questione di sicurezza. Nelle situazioni di degrado all'interno della stazione di Frosinone c'è tutta la mano di quegli incivili che mai hanno avuto l'educazione e il senso del rispetto reciproco. I servizi igienici che spesso vengono insozzati, vanificando il lavoro di coloro i quali hanno il compito di rendere pulito l'ambiente, ne sono una prova lampante.
Obiettivo sicurezza
Il viavai di persone è maggiore nelle ore diurne. La sera, dalle 22 in poi, la situazione cambia decisamente e sono molti, come detto, che cercano rifugio e conforto tra le mura della stazione di Frosinone. Quello del capoluogo ciociaro rappresenta uno snodo importante per i collegamenti tra le grandi città del Centro Sud. Il bar adiacente verso le ore 23 chiude per riaprire intorno alle 5, quando la frequenza dei passanti torna ad aumentare. Nel locale accanto c'è la sede della polizia ferroviaria, chiamata a gestire l'area che va da Roccasecca fino ad alcuni comuni del nord della nostra provincia. Un impegno non indifferente, che spesso porta gli agenti a spostarsi sul territorio per rispondere alle più diverse esigenze. Un lavoro che forse potrebbe essere potenziato dal supporto di telecamere e altri strumenti di prevenzione e segnalazione. Come l'installazione di una telecamera di videosorveglianza nel sottopassaggio che, come detto, porta ai binari e all'uscita di via Giovanni Battista Pergolesi. L'area della stazione è di gestione diretta di Ferrovie dello Stato, unico ente in grado di determinare la presenza o meno di determinati supporti. In piazzale Alessandro Kambo il Comune ha disposto una telecamera a circuito chiuso per vigilare sul parcheggio.
Gli "invisibili"
Siamo entrati nella sala d'attesa della stazione di Frosinone. Sono da poco passate le 21. Il freddo si fa sentire e c'è una donna, con qualche coperta e una maglia di lana pesante. L'odore acre pervade l'ambiente. Giorgio, dopo aver perso la sua casa popolare, quelle panchine le conosce da sette anni. Poco più in là, un'altra è occupata da due persone: Annamaria e Cristian, madre e figlio. Lei, addetta ad una mensa scolastica, ha perso il lavoro. Lui non si "arrangia" più come giardiniere. La situazione è difficile. Anche per Mohamed, marocchino, e Said, egiziano. Il loro tetto è la stazione di Frosinone.
Sono gli "invisibili", persone che hanno perso tutto o stanno cercando in Italia una condizione migliore. Ma si scontrano con la dura realtà, con la vita, spesso ingiusta. E il loro unico conforto, in questo momento, è unicamente una panchina che diventa un letto. Una coperta che scalda il corpo. Ma non il cuore.
Alessio Brocco
di: La Redazione