Ancora un mese e la pratica relativa alla realizzazione della strada a servizio dello stadio comunale "Città di Frosinone - Benito Stirpe" potrebbe prendere la tanto sospirata piega positiva che risolverebbe numerosi problemi nella gestione dell'ordine pubblico e nella viabilità nei dintorni della nuova struttura sportiva. Passata in secondo piano la questione giudiziaria (l'udienza davanti al Tar sul diniego della Soprintendenza all'opera è fissata al 24 luglio, ma potrebbe diventare inutile se tutto dovesse risolversi prima), entro la fine del mese, ma si spera anche prima, la Regione Lazio dovrebbe esprimere il proprio parere all'esito degli incontri che si sono avuti nelle scorse settimane e negli ultimi giorni tra i tecnici dei vari enti coinvolti. Il parere sarà, poi, trasmesso alla Soprintendenza che, a sua volta, si esprimerà con una nota che servirà alla Regione per emettere il provvedimento finale autorizzativo dell'opera.
Il quadro
Il confronto tra Regione, Comune e Soprintendenza è stato sempre positivo e improntato a cercare una soluzione a quello che viene ritenuto una sorta di bug nella legislazione regionale di settore, tanto che è in fase di esecuzione uno studio di revisione legislativa delle norme.
I motivi ostativi alla positiva conclusione del procedimento attivato dal Comune sono stati rappresentati, fino ad oggi, dalla non ammissibilità della richiesta dell'ente di piazza VI dicembre in quanto il progetto della strada non sarebbe conforme alle disposizioni paesaggistiche specificatamente indicate all'articolo 38 (protezione delle aree boschive) delle norme del Piano Territoriale Paesistico Regionale, che prevede che, «nei territori boscati, la realizzazione di nuove infrastrutture di viabilità locale non è consentita e che queste, qualora realizzate, andrebbero a pregiudicare il carattere naturale dell'area boscata presente».

Sostanzialmente, all'inizio, l'arteria di collegamento tra viale Michelangelo e viale Olimpia è nata come opera di interesse pubblico connessa alla proposta di un privato che nei dintorni dovrebbe realizzare una struttura ricettiva alberghiera e la cui realizzazione sarebbe stata a carico sempre del privato proponente, funzionale non soltanto all'intervento edilizio privato, e avrebbe avuto anche i crismi di infrastruttura necessaria alla zona "Centro Studi-Centro Sportivo" come strada di servizio per l'adiacente stadio di calcio.
Inquadrata così la via era, quindi, un'opera nuova che non rientrava nei parametri fissati dal Ptpr della Regione Lazio e della normativa vigente di settore. Per uscire dall'impasse l'unica soluzione praticabile venuta fuori dal tavolo tecnico di confronto è stata quella di un cambio di prospettiva e di impostazione dell'istanza avanzata dal Comune. La norma di riferimento, a questo punto, è diventata l'articolo 18 ter (Interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle infrastrutture) che prevede che «fermo restando l'obbligo di richiedere l'autorizzazione paesistica di cui all'articolo 25, nelle zone sottoposte a vincolo paesistico sono comunque consentiti», come scritto alla lettera C «gli adeguamenti funzionali e le opere di completamento delle infrastrutture e delle strutture pubbliche esistenti, ivi compresi gli impianti tecnologici, gli impianti per la distribuzione dei carburanti, nonché gli interventi strettamente connessi ad adeguamenti derivanti da disposizioni legislative, previo espletamento della procedura di valutazione di impatto ambientale, ove prevista, ovvero previa presentazione del Sip ai sensi degli articoli 29 e 30; tali adeguamenti ed opere di completamento possono essere effettuati anche in deroga alle disposizioni contenute nelle classificazioni di zona dei Ptp o del Ptpr».
La strada verrebbe classificata, quindi, come intervento di adeguamento funzionale e di completamento dello stadio e del vicino palazzetto dello sport e non più come nuova opera. Così potrebbe ottenere il nulla osta dalla Regione e dalla Soprintendenza, ma c'è necessità di attendere il pronunciamento degli enti sovraordinati.
L'opera e il bosco
La strada di collegamento tra viale Michelangelo e viale Olimpia, in caso di chiusura positiva dell'iter autorizzativo, ricalcherà il tracciato originario. Sarà lunga circa 300 metri e occuperà una superficie di 2.000 metri quadrati con un tracciato rettilineo che consente: il puntuale controllo della tifoseria ospite coi consueti mezzi a disposizione per le forze dell'ordine; l'innesto con viale Michelangelo con sbocco quanto più vicino ai punti di arrivo a Frosinone (autostrada e stazione ferroviaria); l'innesto su viale Olimpia quanto più vicino all'area del palazzetto dello sport, individuata quale zona dedicata a parcheggio dei mezzi (pullman) di trasporto della tifoseria ospite (tale soluzione attiene a scelte operate con lungo processo decisionale/partecipativo all'interno dell'intervento di completamento dello stadio Casaleno, con la Prefettura, la Questura, ecc.), onde rendere quanto più possibile breve il percorso di eventuale contrapposizione delle due tifoserie; limitazione dei costi; migliore fruibilità in relazione alle strutture "a servizi" presenti e previste nell'area e alla disponibilità dei terreni e minor impatto sui luoghi per come attualmente conformati sotto il profilo orografico, ambientale e paesaggistico.
L'area boscata da eliminare per fare posto alla strada è occupata per il 60% da acacia comune e per il 13% da vegetazione arbustiva rappresentata da canna comune e rovi: per oltre il 70%, e precisamente per circa 1.400 mq, l'area è occupata da piante infestanti (tali sono, oltre alle canne comuni e ai rovi, anche le acacie a causa della velocità del loro insediamento e della loro tendenza a soffocare le piante di specie autoctone, soprattutto le querce, in quanto caratterizzate da una crescita più lenta).
Di contro, il Comune di Frosinone, a recupero del verde che si perde, ha proposto un rimboschimento compensativo, come prescritto dall'articolo 40 della legge regionale 39/2002 comma 5 in forza del quale "Gli enti pubblici che eseguono opere pubbliche comportanti l'eliminazione di un'area boscata … devono provvedere al rimboschimento compensativo", impiantando nel medesimo bacino un bosco con specie di provenienza autoctona, di estensione superiore a quella disboscata per 3.600 mq con 250 piante autoctone (tra cui 150 alberi e 50 arbusti) di indubbio valore naturalistico, quali querce, olmi, salici e aceri quanto agli alberi, prunus spinosa e ginestra. Non resta, quindi che attendere, ma la definizione positiva sembra dietro l'angolo.