Di seguito la testimonianza di Fabio Patriarca, uno dei 532 giovani non riconfermati da Fca alla scadenza del contratto il 31 ottobre:

"Pensando alla "parola" FIAT, la prima immagine, ormai quasi del tutto sbiadita, che mi viene in mente è mio padre. Venuto a mancare nel lontano duemila, per un male incurabile, dopo venticinque anni di onorato servizio presso lo stabilimento di Piedimonte San Germano, dove, ogni giorno, si recava con il sorriso che, ricordo, gli illuminava il volto.
Pensando alla "parola" FIAT, ricordo quando, negli anni 80/90, mano nella mano con i miei genitori e il mio fratellino (attualmente dipendente FCA), ci recavamo, in prossimità delle festività, presso il centro sportivo dello stabilimento, dove, dopo aver assistito allo spettacolo circense, avremmo ricevuto gli agognati regali di Natale(consegnateci dal cosiddetto Babbo Natale della FIAT). Pensando alla "parola" FIAT mi vengono in mente i colori "verde e blu", indissolubilmente legati alle ambite colonie estive, nelle quali con mio fratello e i miei cuginetti siamo cresciuti a colpi di attività sportive e gare canore, tra piscina e mare, in una miscela di dialetti e culture che andavano dall'estremo nord fino alla punta del nostro amato "stivale".
Pensando alla "parola" FIAT mi viene in mente un refettorio stracolmo di bambini, seduti a mangiare, e inondato dalle loro voci squillanti, improvvisamente ammutolito dalla comparsa fra i tavoli di un signore elegante e sconosciuto, che andava sincerandosi del gradimento del cibo e della buona riuscita della vacanza: l'avvocato Giovanni Agnelli.
Pensando alla FIAT attuale (FCA) non ho bisogno di attingere ad alcun ricordo lontano, visto che da circa due giorni è terminato il mio contratto da interinale. La mia avventura nello stabilimento è iniziata con entusiasmo e voglia di mettermi in mostra. Non dimenticherò mai il momento in cui, incredulo, come un moderno Superman metalmeccanico, sono entrato nella "cabina" per indossare per la prima volta la divisa aziendale. Quella banda rossa color passione e lo stemma cucito sul cuore mi riempivano d'orgoglio e d'ambizione, facendomi sentire per la prima volta parte integrante di quella grande famiglia di cui sentivo parlare quotidianamente da mio padre. In questi pochi mesi non mi sono sottratto ad alcun tipo di sacrificio; la mia disponibilità per l'azienda e i dipendenti che vi lavorano è stata totale e senza alcuna riserva; come anche numerosi colleghi che avevano una situazione contingente e familiare nettamente più disagiata della mia (padri e madri di famiglia, ecc…). Conosco bene le leggi dell'odierno mercato occupazionale e non ho nulla da eccepire riguardo il posto di lavoro, gli orari e le varie mansioni, dovute e non dovute; nessun rimpianto riguardo il tempo della mia esistenza dedicato a questa famiglia, poiché credo che sia stata comunque un'esperienza altamente formativa, che, sia in positivo che in negativo, porterò sempre con me.
Molto da criticare ho invece per quanto riguarda il modo con il quale siamo stati liquidati: senza la minima considerazione, senza nemmeno un grazie. Tutto mi sarei aspettato, da un'azienda di tale blasone, tranne una lunga e incomprensibile agonia che ci ha accompagnati per tutti i giorni precedenti alla notte di halloween; trasformandoci inesorabilmente in fantasmi e zombie, senza speranza di ricevere alcun dolcetto, ma un sicuro e amaro scherzetto. Spero che la mia avventura in una delle più importanti industrie automobilistiche mondiali non sia terminata qui, anche perché, nonostante abbia dato il massimo, sento che il mio vero potenziale non sia stato completamente espresso. Mio padre e mio fratello per l'esemplare comportamento lavorativo insegnatomi e approfitto dell'occasione per abbracciare
tutti coloro con i quali ho trascorso mesi indimenticabili, sperando che le nostre strade possano di nuovo ricongiungersi al di là dei tornelli".