Una stazione che, di notte, diventa l'unico tetto disponibile per gli "invisibili", persone che non hanno una casa né un lavoro. Sono extracomunitari. Ma non solo. Le panchine all'interno della sala d'aspetto diventano giaciglio per coloro che cercano conforto in queste fredde notti autunnali. Quando il viavai del giorno, tra un treno che parte e uno che arriva, si è placato, l'aria si fa pungente e il silenzio è spettrale: quello che dovrebbe essere un posto sicuro dove poter attendere la corsa, diventa "terra di nessuno". O meglio, "terra di invisibili".

La situazione
Le sensazioni di insicurezza che si provano non cambiano quando si attraversa il sottopassaggio della stazione che porta ai binari e all'uscita di via Giovanni Battista Pergolesi. Il cartello che indica le varie fermate è leggibile, ma soltanto parzialmente. Una parte, infatti, è stata fatta oggetto del divertimento di qualcuno che ha pensato bene di bruciarla. Il cigolio delle rotaie annuncia l'arrivo di un treno, qualcuno scende e accelera il passo per rincasare. Non ci si può sentire sicuri. E chi per necessità è costretto a tornare a casa quando il sole ormai non splende più è, spesso, atteso sulla banchina da un proprio caro. Questione di sicurezza. Nelle situazioni di degrado all'interno della stazione di Frosinone c'è tutta la mano di quegli incivili che mai hanno avuto l'educazione e il senso del rispetto reciproco. I servizi igienici che spesso vengono insozzati, vanificando il lavoro di coloro i quali hanno il compito di rendere pulito l'ambiente, ne sono una prova lampante.

Obiettivo sicurezza
Il viavai di persone è maggiore nelle ore diurne. La sera, dalle 22 in poi, la situazione cambia decisamente e sono molti, come detto, che cercano rifugio e conforto tra le mura della stazione di Frosinone. Quello del capoluogo ciociaro rappresenta uno snodo importante per i collegamenti tra le grandi città del Centro Sud. Il bar adiacente verso le ore 23 chiude per riaprire intorno alle 5, quando la frequenza dei passanti torna ad aumentare. Nel locale accanto c'è la sede della polizia ferroviaria, chiamata a gestire l'area che va da Roccasecca fino ad alcuni comuni del nord della nostra provincia. Un impegno non indifferente, che spesso porta gli agenti a spostarsi sul territorio per rispondere alle più diverse esigenze. Un lavoro che forse potrebbe essere potenziato dal supporto di telecamere e altri strumenti di prevenzione e segnalazione. Come l'installazione di una telecamera di videosorveglianza nel sottopassaggio che, come detto, porta ai binari e all'uscita di via Giovanni Battista Pergolesi.  L'area della stazione è di gestione diretta di Ferrovie dello Stato, unico ente in grado di determinare la presenza o meno di determinati supporti. In piazzale Alessandro Kambo il Comune ha disposto una telecamera a circuito chiuso per vigilare sul parcheggio.

Gli "invisibili"
Siamo entrati nella sala d'attesa della stazione di Frosinone. Sono da poco passate le 21. Il freddo si fa sentire e c'è una donna, con qualche coperta e una maglia di lana pesante. L'odore acre pervade l'ambiente. Giorgio, dopo aver perso la sua casa popolare, quelle panchine le conosce da sette anni. Poco più in là, un'altra è occupata da due persone: Annamaria e Cristian, madre e figlio. Lei, addetta ad una mensa scolastica, ha perso il lavoro. Lui non si "arrangia" più come giardiniere. La situazione è difficile. Anche per Mohamed, marocchino, e Said, egiziano. Il loro tetto è la stazione di Frosinone. 

Sono gli "invisibili", persone che hanno perso tutto o stanno cercando in Italia una condizione migliore. Ma si scontrano con la dura realtà, con la vita, spesso ingiusta. E il loro unico conforto, in questo momento, è unicamente una panchina che diventa un letto. Una coperta che scalda il corpo. Ma non il cuore.

Alessio Brocco