«Eternare la data memoranda del grande evento nella storia di Frosinone».
Riprendendo le parole della deliberazione del Commissario Prefettizio, Antonio Turriziani, del 13 dicembre 1926, su proposta dell'assessore al centro storico Rossella Testa, la giunta Ottaviani ha deciso di organizzare, in occasione del 91o anniversario della elevazione di Frosinone al rango di capoluogo di provincia, una manifestazione celebrativa con un convegno e con l'apposizione di una targa nell'attuale piazza VI dicembre esplicativa dei fatti che celebra quella ricorrenza. Il tutto con l'obiettivo di portare a conoscenza di tutti del significato della data e della intitolazione toponamastica, tanto significativa per la città, e per recuperare, tutelare e consegnare alle generazioni future il patrimonio storico e culturale di Frosinone.
La storia
La Provincia di Frosinone, come ha ricordato nei suoi studi Francesca Di Fazio, responsabile dell'archivio storico a palazzo Jacobucci, è nata il 6 dicembre 1926, una data memoranda di cui è rimasta traccia anche nella toponomastica cittadina, tanto che la piazza dove si trova attualmente il Comune ricorda quella circostanza. La Provincia di Frosinone nacque dall'unione di due territori: la Ciociaria che riuniva territorio e comuni che appartenevano alle province di Roma e della allora soppressa provincia di Caserta.
Gli uffici della Provincia, in un primo momento, furono ospitati nel Palazzo della Prefettura e, successivamente, a partire dal febbraio del 1928, nel Palazzo Molella (lungo corso della Repubblica), edificio distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La scelta di dare alla Provincia una sede propria e, soprattutto, più spaziosa, portò alla costruzione dell'attuale Palazzo provinciale, realizzato su progetto dell'architetto supinese Giovanni Jacobucci, ed inaugurato il 6 dicembre 1934.
I primi uffici della neonata Provincia guidata, per l'immediato funzionamento, dal vice prefetto Alberto Fico, nominato commissario straordinario, furono ospitati nel monumentale Palazzo La Rocca sede della nuova Prefettura, altri nell'adiacente Palazzo Berardi sede del Municipio, altri ancora in locali in affitto nei paraggi. Dopo aver "ramingato" dall'una all'altra sede, grazie ad un decreto reale venne data facoltà ai prefetti di requisire i locali necessari per l'impianto e il funzionamento degli uffici pubblici nei capoluoghi di provincia di nuova istituzione. Dopo laboriose indagini alla ricerca di una sede provvisoria, opportuni lavori di adeguamento e una pigione di 28.000 lire annue, la Provincia si trasferì nei locali requisiti del Palazzo Molella, nei pressi della chiesetta di Santa Lucia. Questo edificio per qualche anno, poteÌ soddisfare i bisogni, ma fu manifesto che si doveva presto costruire una degna sede per l'Amministrazione, nella quale, contribuendo così allo sviluppo edilizio del Capoluogo, dovevano pure concentrarsi gli altri uffici, ai quali, oltre a quelli del Governo, la Provincia fu tenuta per legge a fornire i locali. Malgrado gli ostacoli, l'organizzazione degli uffici e dei servizi procedette con rapidità davvero impressionante grazie alla competenza, la disciplina, l'abnegazione del personale proveniente da Caserta ereditato dalla soppressa Provincia di Terra di Lavoro, di quello assunto dalla Provincia di Roma, e di alcuni elementi locali reclutati in qualità di avventizi, sotto la guida esperta del Segretario Generale De Martino noncheÌ dell'Ingegnere Capo Moscati.
Il Palazzo Molella si dimostrò presto una sede insufficiente per le necessità degli uffici provinciali. Si avvertì l'esigenza improrogabile di costruire una sede propria con almeno cento vani. Vagliate tutte le ipotesi, la scelta del sito per l'erigendo Palazzo Provinciale cadde fuori dalla mappa urbana, nei pressi della stazione Sant'Antonio delle Ferrovie elettriche Vicinali Roma - Fiuggi - Frosinone, in contrada Olivastro, in una zona periferica a prevedibile espansione in direzione della strada provinciale per Gaeta.
L'incarico per la progettazione del Palazzo della Provincia fu affidato all'architetto Giovanni Jacobucci di Supino, vero protagonista del rinnovamento edilizio del capoluogo negli anni Trenta. Portano la sua firma, tra gli altri, i progetti del Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa e del Laboratorio di Igiene e Profilassi. Con la cerimonia della posa della prima pietra, il 28 ottobre 1930, si dette inizio alla costruzione del Palazzo della Provincia, primo edificio pubblico realizzato a Frosinone con strutture intelaiate in calcestruzzo armato secondo le nuove norme antisismiche entrate in vigore dal mese di aprile di quell'anno. In occasione della cerimonia per il V annuale della istituzione della Provincia, il 6 dicembre 1931, alla presenza del Ministro Bottai venne visitato il cantiere del palazzo in costruzione. Il trasferimento degli uffici dal Palazzo Molella, sede provvisoria della Provincia dal 1928, avvenne nel mese di febbraio 1933 ma, per l'inaugurazione, bisognò attendere il completamento di un'altra nuova opera, il Palazzo dell'Economia Corporativa.
Il 6 dicembre 1934, in occasione della cerimonia annuale della istituzione della Provincia di Frosinone, con una imponente manifestazione, alla presenza del sottosegretario alle Corporazioni, Onorevole Biagi, il Rettorato, guidato dal Preside Camilloni, fu inaugurato finalmente il nuovo Palazzo provinciale.
Il progetto
L'iniziativa, portata avanti dall'assessorato al centro storico e dalla amministrazione Ottaviani, che si terrà il prossimo 6 dicembre, segue le linee di azione del piano di gestione "Frosinone Alta", che è stato elaborato dal gruppo di lavoro presieduto dall'assessore Rossella Testa e che si pone tra i suoi obiettivi quello di veicolare la conoscenza della consistenza dei caratteri e delle peculiarità del patrimonio storico e culturale del capoluogo. Tra l'altro, fra i risultati da raggiungere a breve, c'è quello di una calendarizzazione delle ricorrenze con istituzionalizzazione di una serie di date significative per Frosinone, per farne appuntamenti da scolpire nella memoria collettiva cittadina e da celebrare ogni anno come le festività comandate.