«Se i problemi non li vivi in prima persona, difficilmente puoi renderti conto della loro entità. Ma Quando si osserva un contesto da vicino, poi le necessità appaiono molto chiare». Così ha commentato Mario Rossi, vicepresidente dell'Avis Frosinone, parlando della carenza di sangue nella regione Lazio, che investe pesantemente anche la nostra provincia.

Il concetto espresso da Rossi può sembrare semplice, in realtà nasconde un grande significato, perché rende l'idea di un disagio che, a differenza di altri, è troppo pericoloso trascurare. Molti però lo ignorano, senza rendersi conto che la scarsità di sacche di sangue è un grave danno per la collettività e può mettere a repentaglio anche la salute di sé stessi.

Il vicepresidente ha spiegato che nei periodi estivi la carenza aumenta, tuttavia è generalmente faticoso attrarre nuovi volontari e negli eventi di raccolta organizzati (l'ultimo si è svolto ieri) i curiosi sono pochi. È solo grazie al cosiddetto "zoccolo duro" di affiliati che l'attività dell'Avis riesce ad andare avanti. Mario Rossi ha fatto sapere che in questi due mesi caldi ci si trova a far fronte a mancanze molto forti, tanto che la Regione Lazio ha recentemente diramato delle richieste, pubblicate nella bacheca del Sistra (Sistema informativo dei servizi trasfusionali) che fa capo al Ministero della salute. Contestualmente la Pisana ha anche pubblicato due bollettini, rivolti alle associazioni Avis del territorio, con i dati sulla carenza/disponibilità di sangue.

I numeri sono impressionanti: nel bollettino del 4 luglio, il debito di sacche 0 positivo era di 680 unità. Mancavano anche 110 unità per il gruppo 0 negativo, 420 di A positivo, 50 per A negativo, 50 di B positivo, 40 per B negativo. C'era invece disponibilità di 7 unità per AB positivo, mentre era carente di 8 unità il gruppo AB negativo. Mancavano poi 10 unità di piastrine. Successivamente era uscito un altro bollettino, il 19 luglio. Dal secondo documento si evinceva che la carenza era lievemente rientrata, ma la situazione rimane critica. Mancavano infatti 620 unità di 0 positivo, 71 di 0 negativo, 413 unità di A positivo, 45 per A negativo, 43 per il gruppo B positivo, 52 unità di B negativo. Sono anzi disponibili 7 unità di AB positivo, ma c'è carenza di 2 unità per il gruppo AB negativo. Mancavano inoltre 15 unità di piastrine.

Un contesto per nulla rassicurante, che la Regione Lazio è stata costretta a affrontare con tempestive richieste di sangue, inoltrate il 4 luglio scorso e da soddisfare entro 72 ore. Nelle richieste, si faceva presente l'esigenza di 680 unità di 0 positivo, 110 unità di 0 negativo e 420 unità di A positivo. L'Avis nazionale, in un comunicato, ha incitato tutte le associazioni a rafforzare la loro collaborazione, programmando in modo ordinato la chiamata dei donatori ed evitando appelli generici.

La preoccupazione di Mario Rossi è palpabile, lui sa bene che l'unico modo per cambiare marcia è lavorare a una maggiore visibilità dell'Avis comunale, con l'impegno a pubblicizzare meglio le iniziative, rendendo la popolazione più consapevole dell'importanza, così come dei benefici, di donare il sangue. A tal proposito auspica che l'amministrazione comunale faccia di più per l'Avis in termini di investimenti e promozione. «C'è bisogno ad esempio - ha sottolineato il vicepresidente dell'Avis Frosinone - che la Asl di Frosinone si doti di un macchinario per l'aferesi. Utile a separare le piastrine dai globuli e dal plasma per poi somministarle, ad esempio, ai malati di cancro. Tanto è ancora da fare».