L'abito non fa il monaco, ma evidentemente fa... l'avvocato. Il caldo torrido e l'abbigliamento sempre più ristretto. Abiti che mostrano anche quello che non dovrebbero mostrare, scollature generose, minigonne supermini, infradito, pantaloncini corti, canottiere e quant'altro si addice a una spiaggia. A una spiaggia appunto e non a un luogo istituzionale come il palazzo di giustizia. Ecco allora che il presidente del tribunale di Frosinone, il giudice Paolo Sordi, ha deciso di correre ai ripari. Sulle porte d'ingresso campeggia, infatti, un cartello con la scritta: «Si avverte l'utenza che in caso di abbigliamento non adeguato e consono al luogo istituzionale la vigilanza potrà vietare l'ingresso». È la prima volta che, in tribunale, si corre a una misura così forte come un avviso ufficiale per limitare il proliferare di abiti troppo succinti o, comunque, non adeguati al luogo nel quale si celebrano le udienze. Se avvocati e magistrati durante le attività istituzionali sono tenuti a presentarsi in toga, il resto dell'utenza non sempre si presenta in abiti appropriati. Ma l'avviso non è detto che sia rivolto unicamente a visitatori, accompagnatori vari e testimoni. Anche i professionisti, in qualche caso, devono aver ecceduto di fronte alla calura. Evidentemente, girando per gli uffici e svolgendo l'attività istituzionale il presidente del tribunale si è accorto di una certa disinvoltura nel vestire e ha deciso di porre un freno.

Un invito alla decenza al quale ora dovranno provvedere gli addetti alla vigilanza. Gli stessi che all'ingresso, con il metal detector, controllo che all'interno della struttura non vengano portati oggetti pericolosi o vietati. Ma lo stop a ciabatte, infradito, canottiere, bermuda e quant'altro si indossa in spiaggia non è un'esclusiva di Frosinone. Anche altri presidenti di tribunale, in giro per l'Italia, durante l'estate, hanno adottato provvedimenti simili. Divieti sono stati imposti così ad Agrigento, Arezzo, Brindisi, Lecce e Patti.