Per anni è rimasto imprigionato all'interno di un vero e proprio recinto da pollaio. Adesso, dopo il recupero conservativo realizzato dall'amministrazione Ottaviani, il "Monumento ai Caduti di tutte le guerre" di Umberto Mastroianni, ubicato al cosiddetto curvone di viale Mazzini, è tornato completamente fruibile alla cittadinanza in tutto il suo splendore. La recinzione è stata rimossa e il monumento è tornato "libero".

L'opera, commissionata dal Comune di Frosinone nel 1971, e collocata dove attualmente si trova nel 1977, è certamente una delle creazioni più rappresentative della poetica mastroiannea e, in particolare, di un periodo artistico, ascrivibile al 1970-1974, che vede nascere nello scultore un interesse per le strutture emblematiche della civiltà e dell'estetica pre-elettronica. L'opera si presenta sotto forma di enorme macchina bellica, vibrante di illusoria dinamica interna e protesa in uno slancio obliquo verso l'alto, come emettitrice di spari. Realizzata in acciaio, costituisce l'assemblage macchinistico di tutte le false ideologie che hanno oppresso l'essere umano, degli stessi strumenti che l'hanno macerato e distrutto e che l'uomo continua a produrre per il proprio eterno e peggiorativo futuro. Questo meccanismo, di articolazione generalmente "barocca", ma a tratti anche di richiamo vagamente totemico, si esplica tramite l'utilizzo dell'acciaio, assunto allo stato di lamiera, in una serie di ingranaggi, bracci, dischi e raccordi, assemblati in apparente conformità con i procedimenti industriali.

È un meccanicismo che implica una cognizione del tempo e quindi del degrado. Un degrado che, nel pensiero dell'autore, attacca, però, senza vincere, essendo il suo livello di azione negativa limitato alla ruggine. Affascinato dalla fioritura dell'ossido bruno, Mastroianni ha realizzato quest'opera monumentale in sostanza ferrosa e l'ha voluta immettere nel grande teatro urbano volutamente, senza alcuna protezione museologica, abbandonandola al suo naturale ciclo vitale. L'ossidazione, aggiungendo ulteriore forza drammatica alle linee dell'opera, ne diventa parte integrante e contribuisce ad esprimere il senso della memoria e della storia che è scandita dalle guerre e dalle sofferenze. Il monumento di Frosinone, però, è anche uno degli esempi più rappresentativi dei problemi di conservazione dell'acciaio, per cui l'intervento, scandito in pulitura, consolidamento e protezione del manufatto dalla corrosione, vuole salvare l'opera dalla distruzione, conservando, al contempo, l'espressività della superficie materica.

E per il futuro? In ballo ci sono due ipotesi: il trasferimento del monumento all'ingresso del casello autostradale di Frosinone, per far dell'opera di Mastroianni il migliore biglietto da visita di Frosinone, o la valorizzazione dell'attuale piazza su cui insiste il monumento per farne un punto di aggregazione sociale per i tanti residenti che vivono nel comprensorio.