Stesso lavoro, stesse responsabilità, stessa qualifica, stesso ufficio. Ma la busta paga è più leggera. Non è solo la mancanza di occupazione a penalizzarle. Le donne continuano ad avere impieghi scarsamente qualificati, E anche quando entrano nei consigli d'amministrazione delle società, pagano pegno.

È una diagnosi impietosa quella che emerge da uno studio della Uil di Roma e Lazio, in con collaborazione l'Eures. Con una retribuzione mensile, a tre anni dalla laurea, di 307 euro inferiore a quella dei colleghi uomini, una pensione più bassa del 46% e una conduzione imprenditoriale che è meno della metà di quella maschile, la parità di genere si realizzerà soltanto tra 200 anni. Eppure, secondo i dati del Miur e di Almalaurea, ottengono migliori risultati in termini di scolarizzazione, ma soltanto il 35% dei dirigenti degli enti locali è rosa, contro il 65% degli uomini (con un gap di 30,1 punti percentuali). Differente anche lo stipendio tra i due sessi: la retribuzione oraria media di una donna è di circa 2 euro inferiore a quella degli uomini (15,6 euro per gli uomini contro 13,6 euro per le donne) e, tra i laureati, a tre anni dalla fine degli studi si ha uno scarto retributivo di ben 307 euro (1.398 euro il guadagno medio degli uomini contro 1.091 euro per le donne). Nella nostra provincia gli uomini portano a casa mediamente 1.382 euro mentre le donne 1.063 euro.

Cosa che si riflette ovviamente anche nei trattamenti pensionistici: i dati Inps evidenziano come nel Lazio quasi il 90% degli assegni incassati dalle ex lavoratrici si attesta sotto la soglia dei 1.000 euro mensili, scendendo tale percentuale al 63,1% per gli uomini. Di contro, le pensioni "d'oro" (di importo superiore a 4.000 euro) rappresentano il 3% del totale per gli uomini, a fronte di una percentuale pari ad appena lo 0,2% per le donne.

E' proprio la Capitale a registrare il divario maggiore con uno scarto del 47% (ovvero 634 euro in termini assoluti, 1.350 euro l'importo medio mensile per i pensionati a fronte di 716 euro per le pensionate). Le differenze di genere si accentuano ulteriormente se riferite al contesto imprenditoriale, dove il gap di genere è pari a 48,2 punti a livello regionale (74,2% la percentuale di imprese "maschili" contro il 26,5% di quelle femminili). E anche in quest'ambito è Roma a conquistare la maglia nera, con una percentuale di imprese "rosa" pari ad appena il 24,7%, risultando l'unica provincia a registrare un divario di genere superiore alla media regionale (50,6 punti).

Sempre che le donne riescano ad accedere al mondo del lavoro. Il tasso di occupazione femminile regionale infatti si attesta al 51% contro il 67,2% di quello maschile, segnalando uno scarto di ben 16,1 punti percentuali. Sono le province del sud del Lazio a registrare le maggiori criticità con un tasso di occupazione femminile che non raggiunge neanche il 40% a Frosinone e Latina. Mentre Roma registra l'indice più elevato, con il 54,4 %. Un gap occupazionale che comunque si è leggermente ridotto negli ultimissimi anni. Ciò però è dovuto prevalentemente alla crisi dell'edilizia e alla conseguente perdita di lavoro da parte di lavoratori uomini. Mentre rimane sempre elevato il tasso di disoccupazione femminile che a livello regionale si attesta al 12,3%, contro l'11,5% di quello maschile.

La situazione più critica si evidenzia nelle province di Frosinone (17,7% il tasso di disoccupazione femminile e un gap di 2,4 punti) e Latina (con il più alto tasso di disoccupazione femminile, che arriva al 18,8%, e un gap pari a 3,7 punti) e Viterbo (con un tasso di disoccupazione femminile al 16,8% e un gap pari a 5,4 punti), mentre più soddisfacenti risultano le performance di Rieti e Roma, sia relativamente al tasso di disoccupazione femminile, sia in termini di scarto con la componente maschile: se Roma è la provincia che registra il livello più basso di disoccupazione femminile (10,8%, con un divario di genere pari a 0,2 punti percentuali), Rieti al contrario segnala un gap di genere negativo (-0,7%), Frosinone (17,7% il tasso di disoccupazione femminile e un gap di 2,4 punti) e Latina (con il più alto tasso di disoccupazione femminile, che arriva al 18,8%, e un gap pari a 3,7 punti) un tasso di disoccupazione femminile inferiore a quello maschile (12% per le donne contro 12,7% per gli uomini).