La popolazione dei cinghiali è ormai fuori controllo. Il problema è che le condizioni ambientali, cioè scarsa presenza di cibo: ghiande, castagne e altri prodotti selvatici hanno spinto questi animali a spostarsi in branchi numerosi, per proteggersi dai lupi, verso le vallate. Fino a raggiungere i centri abitati. Numerosi, infatti, sono stati gli avvistamenti a ridosso delle case.

Nel giro di dieci anni, il numero degli di cinghiali è raddoppiato, superando il record di un milione di esemplari. E se da una parte ci sono gli agricoltori che rischiano la devastazione delle coltivazioni, in gioco c'è anche la sicurezza delle persone che potrebbero imbattersi in questi animali. Secondo i dati Aasps, infatti, gli incidenti stradali provocati proprio da tali animali in crescita.

Le statistiche dicono che in Italia sono morte 18 persone e altre 145 sono rimaste ferite. Ad assumere iniziative proprio per trovare una soluzione definitiva al problema è la senatrice Maria Spilabotte. La parlamentare del Pd sostiene le ragioni dell'Anuu (Associazione dei Migratoristi per la conservazione dell'ambiente) che ha scritto all'Assessore regionale alla Caccia Carlo Hausmann per proporre di ridiscutere alcune norme relative al regolamento di caccia al cinghiale.

«Il nuovo regolamento della caccia al cinghiale - spiega la senatrice - che sicuramente è stato predisposto dalla Regione Lazio con una operazione finalizzata di snellimento e chiarezza, presenta però dei punti dove emergono perplessità e pertanto sarebbe opportuna una discussione ed una rivisitazione.

Nello specifico: le modalità delle cosiddette zone di braccata, in particolarità dell'attribuzione dei punteggi che assegnano ingiusti vantaggi ai cacciatori residenti nelle zone braccate, senza tra l'altro tenere in maggiore considerazione la reale ed effettiva provenienza dei cacciatori nell'assegnazione delle zone di braccata, privilegiando l'aggiudicazione in favore di coloro che da più tempo risiedono nella zona e che più di altri conoscono il territorio e sono interessati al manteni- mento dell'integrità dello stesso. Oppure l'eccessiva premialità prevista per le squadre che hanno operato nelle medesime zone da più anni con modifiche cartografiche inferiori al 20%. Vi è poi - aggiunge la senatrice - la questione legata alle modalità di risoluzione delle controversie, oggi affidate all'arbitrato dell'ATC invece che all'ADA o a commissioni rappresentative di tutte le associazioni e categorie venatorie».

Sarebbe, quindi, opportuno imboccare la strada giusta per far fronte a quella che sta diventato una ve- ra e propria calamità naturale anche per la provincia di Frosinone.