"Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris". Nel giorno delle Ceneri, il vescovo diocesano, Monsignor Ambrogio Spreafico, ha ricordato il passo della Genesi, invitando la comunità dei fedeli a vivere il quotidiano seguendo la parola di Dio e l'esempio di Gesù Cristo. Durante la celebrazione in cattedrale, Monsignor Spreafico ha esortato tutti a tendere una mano ai più deboli, a chi vive in difficoltà, a chi ogni giorno viene calpestato nella dignità, a chi è solo, a chi, come i profughi, «che non devono essere visti come una minaccia», è stato costretto a lasciare la propria casa.
«Il tempo di Dio ci sorprende sempre ed entra nel nostro tempo, a volte condizionato dalla fretta e dagli impegni» ha detto Monsignor Spreafico. «Non si può essere indifferenti - ha continuato il vescovo - o rimandare, come se ci fosse sempre un altro momento per accogliere il tempo di Dio. Il Signore entra nella nostra quotidianità con la sua Parola e con quell'amore paziente che mai ci abbandona a noi stessi innanzitutto per orientare la nostra vita verso di lui ricordandoci chi siamo: donne e uomini fragili, deboli, polvere della terra. Ce lo ricordano le ceneri che verranno poste sul nostro capo, mentre il sacerdote dice: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai".
Si ha paura di vivere, di lottare, di scegliere, di impegnarsi per il bene. Gli altri, invece di un aiuto, appaiono a volte un ostacolo alla propria affermazione e al benessere, quando non una minaccia, come per alcuni lo sono oggi i profughi o i poveri, che si vorrebbero lontani, fuori dal nostro habitat. "Ricordati che sei polvere", ci ripete la Parola di Dio. Siamo polvere, cari fratelli. Siamo poca cosa. Abbiamo bisogno di Dio e degli altri per una vita degna e umana. La Parola di Dio e gli altri sono un dono alla nostra vita, come ha rilevato papa Francesco nel messaggio per la Quaresima commentando la parabola del povero Lazzaro e del ricco. Quando si è consapevoli della propria pochezza e fragilità si riconosce anche il proprio bisogno e quindi appare più evidente il dono che riceviamo da Dio ogni giorno. Il Signore infatti viene in aiuto alla nostra debolezza con la grazia della sua presenza. Grazia è la gratuità del suo amore che salva, libera, riconcilia. "Lasciamoci riconciliare con Dio", ci esorta l'apostolo Paolo. Il mondo è lacerato dalla guerra e dalla violenza, l'ingiustizia immiserisce i poveri, i muri costruiscono divisione e aumentano le inimicizie. C'è bisogno di riconciliazione, di uomini e donne che si lascino riconciliare, che accettino la mano tesa di Dio, mano che protegge, accoglie, perdona, abbraccia».
«Prendiamo il tempo della Quaresima - ha proseguito Monsignor Spreafico - come un tempo opportuno, un tempo in cui ripensare a noi stessi con lo sguardo rivolto al Signore, per essere riconciliati e per essere a nostra volta strumento di riconciliazione con gli altri. Elemosina, preghiera e digiuno saranno i passi concreti che ci aiuteranno a vivere questo impegno. L'elemosina libera il cuore dal dominio del denaro e del materialismo, dalla fretta che non aiuta a fermarsi davanti al bisogno dei poveri, perché esprime la gratuità del dono. Essa avvicina al povero con uno sguardo buono, compassionevole, misericordioso, fa gustare la gioia del dare più che del ricevere. E' quanto avviene per i tanti di noi che aiutano alla mensa per i poveri, che partecipano alle raccolte alimentari, che visitano gli anziani a casa o negli istituti, che sanno stare vicino alle famiglie in difficoltà, che condividono parte del loro tempo con i profughi o alla scuola della pace. L'elemosina riconcilia con l'altro a partire dal povero e dal bisognoso rendendoci un'unica famiglia.

La preghiera è la forza della Quaresima. Essa riconcilia con il Signore e riempie il nostro cuore e la nostra bocca della sua Parola, perché diventi il nostro alfabeto. Meditiamo la Parola di Dio per condividere i sentimenti e i pensieri di Dio. Preghiamo perciò con insistenza, cari fratelli e sorelle, per essere donne e uomini di Dio, che sanno ascoltare e aiutare gli altri a incontrare il Signore in questo tempo difficile, in cui si perde facilmente la luce e il senso della vita. Infine il digiuno. Digiuniamo dal nostro io, dalla prepotenza e da ogni egoismo».
«Il Padre celeste - ha concluso il vescovo - vedrà il nostro impegno e ci darà la ricompensa, che è la gioia di ricevere la sua grazia e il suo amore, luce che orienta i nostri passi e impedisce di perderci dietro noi stessi, impauriti dalla debolezza e dalla fatica della vita».