Viv Decoral e Geymonat, due stabilimenti seppur in situazioni diametralmente opposte, ma che evidenziano ancora una volta lo stato di crisi dell'intera area nord dal punto di vista industriale. E così mentre non mancano i tavoli di confronto sulle varie crisi poi nella realtà il quadro resta problematico.

Viv Decoral, salta la trattativa

L'avvio di lettere di licenziamento per venti operai tra settembre e ottobre, con l'intervento dei sindacati di concerto con l'azienda, era stato bloccato, ora si sta riproponendo. Infatti a gennaio l'azienda che produce infissi speciali in località Paduni piena zona industriale, ha comunicato l'intenzione di licenziare venti addetti. Nei 45 giorni previsti per la trattativa sindacale non è stato trovato l'accordo con la Fim Cisl e la Fiom Cgil. Ora l'azienda ha 120 giorni per attivare la procedura di mobilità, a meno che non si trovi un accordo in extremis. Unica possibilità per evitare la decisione la riduzione dell'orario di lavoro da parte di tutti i 93 lavoratori, ma nonostante alcune assemblee poca è stata l'adesione a questa opzione di carattere individuale da parte degli operai.

Il caso Geymonat

In questa circostanza si è dinanzi a 100 lavoratori del noto stabilimento farmaceutico in attesa delle spettanze, dato che il progetto di vendita è ancora fermo al palo. E per questo il capogruppo alla Provincia Gianluca Quadrini ha deciso di scrivere all'assessore regionale al lavoro Lucia Valente. «Sono vicino ai cento lavoratori della Geymonat e alle loro famiglie - dichiara il consigliere azzurro Quadrini – ormai scoraggiati per la sensazione di dover ancora attendere molto tempo prima di poter incassare i dovuti compensi. Per tal motivo ho rivolto il mio appello all'assessore Valente, perché si possa- no riaccendere le speranze sulla vendita dello stabilimento e di conseguenza far sì che gli addetti al settore abbiano le loro spettanze. Nonostante una serie di tavoli di crisi istituiti finora, non si riesce ad arrivare a concreti risultati e questo non è accettabile. I lavoratori non possono più sopportare le lungaggini con cui si protrae da troppo tempo questa triste vicenda, che mette in serio pericolo il loro futuro».